NASCE IL CORSO DI LAUREA IN GENDER A “LA SAPIENZA”: INSULTI SU TELEGRAM

Sta facendo molto discutere negli ambienti universitari e non solo, il nuovo corso di Laurea magistrale organizzato da “La Sapienza” di Roma in “Gender Studies”: come scrive lo stesso ateneo sul proprio sito di Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris), «Al via a settembre il Corso di laurea magistrale in Gender studies, Culture e Politiche per i media e la comunicazione, il primo in Italia sul tema». Le cronache nazionali se ne sono accorte oggi dopo che su un gruppo Telegram di no vax e anti-genderBasta Dittatura! Ufficiale” sono comparse inviti a insultare e minacciare con azioni social le attività del nuovo corso di Laurea magistrale nella Capitale. «Finalmente hanno aperto la scuola per clown», ma anche «Putin e Xi arrivino presto a liberare l’Italia», oppure «tracollo violento dell’Occidente». Questi sono alcuni dei commenti comparsi sotto il post della Sapienza che presentava il corso sul gender: il gruppo Telegram infatti invitava quello che in gergo si chiama “shit storm” contro l’ateneo romano, con parole e termini molto forti. «Non restiamo a guardare mentre il cancro femminista sta distruggendo la nostra società: adesso basta bisogna attaccare».



Eleonora Mattia (Pd), presidente della commissione regionale Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio ha denunciato gli insulti e le minacce comparse su Telegram: «Trovo assurde e inaccettabili le minacce ricevute dalla Sapienza per via dell’attivazione del corso ‘Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione’. Sembrerebbero provenire da un gruppo di estremisti già attivi nel movimento No Vax, ma le parole mostrano un messaggio pericoloso e da contrastare con chiarezza». Per l’esponente Dem, che esprime solidarietà alla Sapienza «A distruggere la società non è il femminismo, né la scienza che ci ha permesso di superare la fase più acuta della pandemia, ma l’ignoranza e la violenza, verbale e virtuale». In realtà i toni bellicosi del post su Telegram invitano all’attacco sui social e, inoltre, a «riempire di me*da l’Università La Sapienza». Va detto dunque che non vi sono al momento effettive minacce reali a studenti, docenti o allo stesso Ateneo.



IN COSA CONSISTE IL CORSO IN GENDER ALL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA”

Al netto degli insulti e ignominie lette sul post Telegram (come purtroppo tanti altri esprimono su svariati livelli e contro differenti realtà) il corso di Laurea magistrale così particolare inaurato da La Sapienza farà scattare non poche polemiche nei mesi a seguire per gli obiettivi e la “mission” perseguita dal medesimo corso universitario. Promosso dai Dipartimenti di Comunicazione e Ricerca Sociale, Lettere e Culture Moderne e Psicologia della Sapienza, il corso «adotta un approccio multidisciplinare che offre conoscenze e competenze utili per formare professionisti dei media e delle industrie culturali, capaci di promuovere rappresentazioni e narrazioni di genere inclusive e non discriminatorie», si legge sul portale dell’ateneo.



I profili professionali che usciranno con laurea in “Gender Studies” si articolano intorno a competenze relative «a prodotti editoriali e stili comunicativi gender sensitive, e su una specifica attenzione all’inclusione, al rispetto e alla valorizzazione delle differenze». Sempre tra gli obiettivi formativi del corso a La Sapienza, si informa come le laureate e i laureati in Gender Studies, Culture e Politiche per i Media e la Comunicazione potranno possedere «una solida conoscenza dei fenomeni legati all’emergere di nuove culture e soggettività, all’affermarsi dei cambiamenti determinati dall’ingresso delle donne nella sfera pubblica, dei processi di costruzione delle identità collettive che modificano i fondamenti della cittadinanza, all’affermarsi di processi di costruzione delle identità collettive; sono inoltre in grado di riconoscere e analizzare criticamente le rappresentazioni e le narrazioni sociali, politiche e economiche contemporanee che tendono a riprodurre disparità, squilibri e disuguaglianza fondate sul genere e sulla intersezione con dimensioni socio-economiche (di età, nazionalità, etnia, classe, condizione economica, orientamento sessuale, ecc.)». Nel primo anno, gli studenti apprenderanno «la relazione tra processi democratici e politiche di rappresentanza fondata sul genere, le condizioni sociali, culturali, politiche ed economiche che producono gender inequalities; il legame tra rappresentazioni mediali e riproduzione degli stereotipi di genere; i principi che guidano la scelta di un linguaggio orientato all’inclusione e al rispetto delle differenze». Per il secondo anno invece, il percorso si sofferma su focus specifici sulle narrazioni mediali, «sui fondamenti psicosociali della discriminazione, sui profli costituzionali della parità e sulle relative tutele». Il dibattito in Italia (e non solo) sull’ideologia gender di certo non lascerà questo corso di Laurea lontano dai “riflettori”, da polemiche feroci o da strenue difese “di parte”.