Giovanni Aiello, dal 1985 al 1991, è stato l’autista di Maradona a Napoli: El Pibe de Oro gli ha fatto anche da testimone di nozze. Quasi quarant’anni dopo, il 67enne partenopeo racconta quell’avventura nel libro “Come in un sogno”. Al Quotidiano Nazionale, l’autista spiega come è diventato l’uomo più invidiato di tutta Napoli: “Esattamente 40 anni fa ero aiuto cameraman nella Maradona Production, società creata per realizzare un film sulla vita di Diego. Il suo entourage cercava un ragazzo che conoscesse bene Napoli: scelsero me”. Il primo incontro “fu nell’albergo dove alloggiava, il Royal, dopo la presentazione al San Paolo. Avevo il cuore in gola, ero solo un 27enne, e andai a presentarmi. Lui mi disse: piacere, io sono Diego”.
Quegli anni insieme all’attaccante argentino li ricorda come “faticosi, impegnativi, stupendi. Era talmente tanta la gioia di vivere con lui che anche l’impegno più gravoso non mi pesava. In quegli anni dormivo pochissimo alla notte, il telefono suonava sempre e avevo la borsa pronta per partire all’improvviso, anche in aereo”. Il viaggio più incredibile fu nel 1990: “Una mattina Diego non riusciva ad alzarsi: ma dovevamo partire per Mosca, perché la sera dopo c’era la Champions con lo Spartak. Tutti provarono a convincerlo, ma niente. La squadra al pomeriggio partì senza di lui alle 15. Verso le 18,30 Diego arrivò nei nostri uffici: Gianni, partiamo. ‘Ma Diego, la squadra è andata’. ‘Non mi interessa, noleggia un aereo privato e domattina andiamo’. Così facemmo, vidi Diego dare 30 milioni di lire in mano al pilota sulla pista e arrivammo in Urss dopo 4 ore di volo traballante mentre lui giocava a carte”.
“Maradona e io protagonisti di un maxi tamponamento”
Di quegli anni passati al fianco di Maradona, ricordati da Giovanni Aiello in un libro, l’autista racconta: “Lui voleva sempre gli stessi vestiti prima delle gare. Un giorno mi chiamò da Cremona, avrebbero dovuto giocare il giorno dopo e il campo era ghiacciato. Chiedemmo alla Puma scarpini nuovi, ma era venerdì sera e nessuno rispose. Diego minacciò di giocare senza logo, dalla Germania la Puma ci mandò un aerotaxi solo per lui. A Capodichino la dogana era chiusa, ma riaprì solo perché erano gli scarpini di Diego”. Tra loro non sono mancati litigi: “Amava guidare veloce e spesso mi diceva: Gianni oggi lascia fare a me. E poi succedeva di tutto”. Così è successo anche che i due facessero incidenti: “Una volta fummo protagonisti di un maxi tamponamento. Diego mi lasciò lì e si mise a fare l’autostop per tornare a casa”.
Tante le auto di Maradona: “Diego aveva un garage pieno: due Ferrari, con la Testarossa poi diventata nera, Bmw, Mercedes, Hyundai, Renault”. Per Napoli “era impossibile nasconderlo. I tifosi conoscevano le sue auto e quando partiva per andare all’allenamento, la folla si metteva in mezzo alla strada”. Negli anni, tra loro è nato un rapporto di amicizia. Il regalo più bello? “Quando mi sono sposato lui ha fatto da testimone e mi ha regalato la cerimonia. Diego era molto generoso, anche se girava sempre senza soldi in tasca”, racconta Aiello al Quotidiano Nazionale. L’autista temeva che il campione del Napoli si dimenticasse della cerimonia, “infatti non l’avevo detto a nessuno che era il mio testimone e ne avevo ‘ingaggiato’ uno di riserva. Una settimana prima Diego non si presentò alle nozze di Ciro Ferrara. E io pensavo ‘figurati se viene’. Poi arrivò e la chiesa diventò uno stadio. Ma lui sbottò: silenzio, oggi il protagonista è Gianni”.
L’autista di Maradona: “Lo vidi piangere. A Italia ’90 tifavo per lui”
Tanti i capricci di Maradona, che Giovanni Aiello racconta ancora al Quotidiano Nazionale: “Una volta era in ritiro con la Nazionale a Firenze, mi chiamò arrabbiato perché in stanza non c’era la tv: ‘Gianni, devi portarmela’. E così fu”. Dopo che Diego lasciò Napoli, ci fu modo per i due di rivedersi: “Sono stato anche una settimana a Siviglia con lui. Negli ultimi tempi a Napoli si percepiva che tutto stava finendo”. Il 25 novembre 2020, quando El Pibe de Oro è morto, l’autista rivela di essere stato malissimo: “Mi chiamavano tutti per farmi le condoglianze. È finita male, non se lo meritava”. Più volte Gianni lo rive piangere: “Quando era con le figlie, quando perse la finale a Italia ‘90 e quando venne squalificato per doping a Usa ’94″. Lui stesso a Italia ’90 faceva il tifo “per l’Argentina. Dopo la gara eravamo sul divano e lui disse alla moglie Claudia per prendermi in giro: secondo te Gianni per chi faceva il tifo? E lei: per te, Diego”.