GIOVEDÌ SANTO CON PAPA FRANCESCO: TORNA IL RITO DELLA LAVANDA DEI PIEDI CON I DETENUTI

Dopo due anni di “stop forzati” per la pandemia Covid-19, torna in presenza il rito centrale del Giovedì Santo con Papa Francesco, la Lavanda dei piedi: nel pomeriggio il Santo Padre si recherà al carcereBorgata Aurelia” di Civitavecchia per ripetere il gesto in memoria di Gesù, seguito dalla celebrazione della Messa in Cena Domini.



Papa Francesco ha voluto così riprendere la tradizione da lui stesso cominciata ad inizio Pontificato e interrotta solo nel 2020 e 2021 per le rigide regole sanitarie anti-Covid: tenuta segreta fino all’ultimo – tanto che non è nemmeno inserita nell’agenda di Papa Francesco nella Settimana Santa, diffusa dalla Sala Stampa Vaticana – la Lavanda dei piedi e successiva Messa in Cena Domini rappresentano il secondo vero appuntamento del Triduo Pasquale (dopo la Santa Messa del Crisma in San Pietro alle ore 9 del Giovedì Santo).

COS’È LA LAVANDA DEI PIEDI E COSA RAPPRESENTA

Come da tradizione del Vangelo, la Lavanda dei piedi è il medesimo rituale compiuto due millenni fa da Gesù con i discepoli il pomeriggio prima dell’Ultima Cena, la stessa sera in cui venne arrestato dopo il tradimento di Giuda.

Come ha sottolineato nell’ultima predicazione di Quaresima il Cardinale della Casa Pontificia Raniero Cantalamessa, «Rileggendo il racconto della lavanda dei piedi, ha detto il predicatore, si comprende con che spirito la compie Gesù e da che cosa è mosso: “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13, 1)”». Nella visita al carcere di Velletri ormai tre anni fa, Papa Francesco introduceva così il rito della Lavanda dei piedi a pochi giorni dalla Pasqua del Signore: «Dice il Vangelo, sapendo Gesù che il padre aveva dato tutto nelle sue mani, ossia aveva tutto il potere, e poi comincia a fare il gesto di lavare i piedi. E’ un gesto che facevano gli schiavi perché non c’era l’asfalto e quando la gente arrivava in una casa per visita o per pranzo c’erano gli schiavi che lavavano i piedi, e Gesù fa questo gesto da schiavo, lui che aveva tutto il potere, lui che era il Signore fa il gesto da schiavo. E poi consiglia tutti: fate questo gesto tra voi, cioè servite l’uno all’altro, siate fratelli nel servizio, non nell’ambizione di chi domina o calpesta l’altro, no: servizio. Tu hai bisogno di qualcosa? Te lo faccio. Questa è la fratellanza, umile, nel servizio. Io farò questo gesto, la Chiesa vuole che il vescovo lo faccia tutti gli anni il giovedì santo per imitare il gesto di Gesù e per fare bene con l’esempio a lui stesso, perché il vescovo non è il più importante, deve essere il più servitore, e ognuno di noi deve essere il servitore degli altri».

LA MESSA IN CENA DOMINI NEL CARCERE DI CIVITAVECCHIA

Papa Francesco si fermerà quest’anno nel carcere “Borgata Aurelia” di Civitavecchia per celebrare prima la Lavanda dei piedi con 12 detenuti e agenti penitenziari, poi dovrebbe celebrare anche la Santa Messa in Cena Domini, sempre in memoria dell’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli.

Lo “scoop” della visita papale è stato dato dal quotidiano locale “La Provincia” solo nella giornata di ieri, a conferma del massimo riserbo voluto mantenere dal Santo Padre impegnato con le celebrazioni della Settimana Santa. «Siamo grati al Santo Padre –- ha spiegato don Raffaele Grimaldi, Ispettore dei cappellani delle carceri d’Italia, in un comunicato che ha confermato la visita di Papa Francesco nel carcere di Civitavecchia – per aver scelto, ancora una volta, una periferia esistenziale, un luogo di prossimità per rilanciare al mondo un messaggio di vicinanza e di speranza». Ancora l’ispettore dei cappellani ricorda la prossimità del Pontefice agli ultimi della società: «Lavare i piedi a 12 prigionieri, chinarsi davanti alle loro povertà e alle loro debolezze, lavare i piedi di coloro che hanno percorso strade di violenza, calpestando i diritti degli innocenti – ha concluso – vuole significare per noi operatori un gesto umile, incomprensibile e scandaloso che Gesù buon Pastore, ha consegnato all’umanità». L’ultimo Pontefice ad aver messo piede a Civitavecchia è stato Giovanni Paolo II il 19 marzo 1987, ora Francesco si appresta a rinnovare la presenza della Chiesa nella forma particolare della visita in carcere. Nei giorni tremendi della guerra in Est Europa, l’invito del Papa alla pace passerà in prima battuta dal suo farsi umile di fronte agli “invisibili” e “ultimi” della società; «questo gesto che oggi farò sia per tutti noi un gesto che ci aiuti a essere più servitori l’uno dell’altro, più amici, più fratelli. Con questi sentimenti continuiamo la celebrazione con la lavanda dei piedi», diceva ancora Papa Francesco visitando il carcere Regina Coeli di Roma nel Giovedì Santo 2019. Prosegue dunque oggi la tradizione delle carceri visitate dal Papa fin dal primo anno della sua elezione: Carcere minorile Casal del Marmo (2013), nel Centro Santa Maria della Provvidenza – Fondazione Don Gnocchi (2014), nel Carcere di Rebibbia (2015), nel C.A.R.A. Castel Novo di Porto (2016) e Carcere di Palliano, Frosinone e Diocesi di Palestrina (2017) e Carcere di Regina Coeli a Roma (2018), Carcere di Velletri (2019).