La solidità paga. Soprattutto in periodo di crisi. Lo dimostrano i dati di esercizio rilasciati da Lavazza Group che per la prima volta nel 2021 incassa un fatturato superiore a 2,3 miliardi di euro, grazie a una progressione dell’11% rispetto al 2020. E a corroborare il risultato c’è il fatto che i riscontri positivi sono un minimo comune denominatore a livello globale – il Gruppo ha registrato tassi di crescita del fatturato in tutti i mercati, sia quelli più maturi come Italia (+6%) e Francia (+10%) sia quelli in espansione come Nord America (+21%) e Germania (+14%) – e toccano tutti i canali di vendita – dopo l’effetto frenata del Covid, il Fuori Casa ha recuperato l’80% del valore registrato nel 2019, i consumi domestici regalano ricavi in aumento del +6,3% rispetto al 2020 e +23,8% rispetto al 2019, i Beans (grani) crescono al doppio della media di mercato (+16,9% vs +8,5%).
Tutto questo a dispetto di un anno, quello passato, che la stessa azienda definisce “particolarmente turbolento per tutte le commodities, e tra quelle agricole, per il caffè, che ha subito il rialzo dei prezzi più significativo, con un incremento intorno all’80% sia per la qualità Arabica sia per la Robusta”.
Il Gruppo, insomma, incassa un bilancio più che positivo, che rappresenta un buon viatico per un 2022 di non facile gestione. Quello in corso – dice l’azienda – è un anno caratterizzato “da uno scenario macroeconomico complesso, dovuto da una parte alla pandemia da Covid 19, dall’altra a una spirale inflazionistica che spinge verso l’alto il costo delle materie prime”. Come già nel 2021, queste ultime sono infatti vulnerabili davanti a problematiche relative alla supply chain globale e di fronte a danni causati da eventi meteo legati al cambiamento climatico. Tutti fattori che si candidano a impattare anche la produzione di quest’anno “poiché – dice Lavazza – si prevede un raccolto di caffè inferiore e il perdurare del contesto inflattivo, con quotazioni che rimarranno quindi significativamente più alte”. Ma non solo. Sullo scenario infatti grava anche il conflitto tra Mosca e Kiev che ha spinto Lavazza a sospendere tutte le attività in Russia e, per causa di forza maggiore e impossibilità di rifornire il mercato, a fermare temporaneamente anche le attività distributive in Ucraina.
Le fondamenta per sostenere la prova comunque sono salde. “Gli ottimi risultati del 2021 – spiega Antonio Baravalle, Amministratore Delegato del Gruppo Lavazza – non sono solo un traguardo significativo per il nostro Gruppo, ma anche il punto di partenza per affrontare un anno estremamente complesso e sfidante, a causa del rialzo del prezzo di acquisto di tutte le materie prime che trattiamo – caffè verde in primis, ma anche packaging, energia, logistica – e dei rischi legati al drammatico contesto geopolitico attuale”.
Un anno in cui, a dispetto delle criticità, il Gruppo non intende certo rinunciare a investire. Lo ha detto chiaramente il vice presidente Giuseppe Lavazza dalle colonne de L’Economia del Corriere della Sera: “Per nessuna ragione al mondo ridurremo i piani di sviluppo”. E la riprova viene dalla decisione di continuare a sostenere il presidio del mercato cinese. “Puntiamo al rafforzamento della presenza internazionale, in particolare attraverso la joint venture con Yum China per lo sviluppo di caffetterie nel Paese asiatico. Si tratta di mercati che hanno bisogno di tempo per espandersi – specie in una fase post pandemica come quella attuale -, ma ai quali guardiamo con grande interesse per il futuro”, ha detto Lavazza.
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