Un lavoratore è stato costretto a tornare in azienda dopo 100 giorni di smartworking, a causa della sedia di casa utilizzata nel lavoro, ritenuta non ergonomica. Una vicenda decisamente particolare riportata in queste ore dai colleghi di businessinsider. E così che Matteo, nome di fantasia, è dovuto rientrare in ufficio dopo più di tre mesi di lavoro da casa, in quanto i suoi datori hanno ritenuto che la sedia utilizzata durante il proprio impiego non rispettasse le normative relative alla sicurezza sul lavoro, interpretando la Legge 81/2018 che descrive le responsabilità del datore di lavoro in materia di sicurezza. «In questo caso – commenta Ernesto Ramistella, componente del direttivo nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML), a Businessinsider.com – si è fatta confusione tra ‘telelavoro’ e ‘lavoro agile’ (o smart working). Se Matteo fosse un dipendente in telelavoro, l’azienda farebbe bene ad interessarsi alla sua sedia. Siccome, invece, è in smartworking, questa preoccupazione non ha alcun fondamento giuridico».



SEDIA ERGONOMICA, FINE SMARTWORKING: LA DIFFERENZA CON IL TELELAVORO

Matteo ha diritto allo smartworking avendo un figlio minore di 14 anni a carico, ma dopo 100 giorni la sua azienda l’ha richiamato in sede. «le due tipologie – prosegue il medico di cui sopra in riferimento alle importanti differenze fra telelavoro e smartworking – sono disciplinate in maniera diversa: la legge specifica che al personale in “telelavoro”, cioè che lavora da casa come se fosse in ufficio (e che mantiene gli stessi orari) deve essere garantita l’ergonomia del posto di lavoro (compresa quella della strumentazione e quindi della sedia) anche quando si trova al proprio domicilio. Ma tali tutele non sono previste per il personale in smartworking, i cui compiti dovrebbero poter essere svolti in qualunque luogo e in qualunque momento, senza un controllo rigido da parte delle aziende». Secondo Ramistella, vista l’urgenza degli scorsi mesi, molti si sono ritrovati a lavorare da casa ma senza «che fosse definito con sufficiente chiarezza se le attività da svolgere fossero in telelavoro o in smartworking».

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