Cresce il numero di persone che dall’estero tornano in Italia e si “impiantano” in un’altra città per lavoro. La maggior parte rientra per trasferirsi in Lombardia. È questo il risultato della ricerca dell’Osservatorio per l’attrattività dell’Università di Bergamo, che ha elaborato un documento con lo scopo di verificare gli effetti del regime fiscale dei lavoratori impatriati nel lasso temporale 2017-2021. L’obiettivo della ricerca era quello di comprenderne la distribuzione per territori e per categorie reddituali, nonché il gettito fiscale. Ad emergere è una crescita del numero dei nuovi residenti, che sono stati 9mila nel 2017 e ben 25mila nel 2021.
Il 41% dei rientrati in Italia si è insediato in Lombardia. Un 32% invece in quattro regioni: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Il resto in altre regioni. È Milano il centro dei trasferimenti per motivi di lavoro: ha infatti accolto l’80% dei nuovi residenti in Lombardia. Dunque, da solo, il capoluogo lombardo ha raccolto un numero di impatriati che è quasi un terzo del nato nazionale. Il regime, spiega ancora Il Sole 24 Ore, attrae in larga maggioranza lavoratori dipendenti che rappresentano il 90% della popolazione in esame.
Impatriati: chi torna lo fa quasi esclusivamente per trasferirsi al Nord
Gli impatriati si trasferiscono quasi esclusivamente al Nord e ancor di più, a Milano. Basso, infatti, il numero al Sud. La collocazione segue dunque la distribuzione territoriale del reddito. In Lombardia il più del 2021 è stato pari al 23% di quello nazionale, spiega Il Sole 24 Ore. Dunque è evidente che i potenziali impatriati scelgono in base all’offerta di un certo territorio e non solamente in base al premio fiscale associato. Il problema, comunque, verrà presto risolto: il nuovo decreto legislativo approvato dal Cmd andrà ora ad intervenire sulle aliquote, prevedendone una unica su tutto il territorio nazionale.
Per favorire l’attrattività, tutti i regimi fiscalmente di favore richiedono stabilità nel tempo. Dunque, è richiesta cautela negli interventi. Il mutamento dei vincoli all’accesso al regime fiscale di favore, dunque, andrà a produrre effetti difficilmente stimabili, spiega Il Sole 24 Ore. È difficile infatti, al momento, isolare l’effetto fiscale dalle condizioni che portano un lavoratore a scegliere di tornare in patria.