Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, ha lanciato l’allarme in merito alle retribuzioni di lavoro in Italia. È emerso dalle sue stime, illustrate questa mattina nel corso di una conferenza stampa presso la presidenza del Consiglio dal direttore Luca Bianchi, che come riportato da Ansa al Sud i dipendenti che guadagnano meno di 9 euro l’ora sono il 25,1%. Una percentuale che scende al 15,9% al Centro e al Nord. I dati sono allarmanti.
I lavoratori sottopagati in totale sarebbero almeno 5 milioni. La drammaticità del fenomeno riguarda anche il fatto che gli stipendi con gli anni si sono ridotti sempre di più, con il risultato che anche il potere di acquisto è sempre più ridotto a causa dell’inflazione. È crollato, nel dettaglio, dell’8,4% rispetto al periodo pre-pandemia di Covid. I motivi sono diversi. Nel 2022 le retribuzioni lorde in termini reali sono di tre punti percentuali più basse nel Centro-Nord rispetto al 2008, mentre nel Mezzogiorno di ben dodici punti percentuali. In virtù di ciò si spiega anche l’esodo dei laureati. Tra il 2001 e il 2021 sono circa 460.000 quelli che si sono trasferiti nel Settentrione.
Lavoro, al Sud 25% di dipendenti guadagna meno di 9 euro l’ora: la discussione sul salario minimo
I dati presentati da Svimez sul divario tra Sud e Centro-Nord nel mondo del lavoro accendono nuovamente i riflettori sulla discussione sul salario minimo. Proprio questa mattina alla Camera, in Commissione Lavoro, c’è stato l’esame della proposta di legge, che sta raccogliendo posizioni favorevoli e contrarie abbastanza trasversali tra maggioranza, opposizioni e parti sociali. Gli stipendi tuttavia non sono l’unico nodo. I posti di lavoro nel Meridione rimangono infatti ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008 e nel territorio si resta precari più a lungo. In ballo c’è inoltre l’utilizzo dei fondi del Pnrr, che tuttavia difficilmente riusciranno a risolvere il problema.