In questi anni di crisi, prima pandemica poi energetica e inflazionistica legata al conflitto russo/ucraino, il lavoro autonomo si è trovato particolarmente esposto nell’affrontare le nuove e più impegnative sfide. I problemi per chi decide di lavorare come libero professionista sono decisamente aumentati e le soluzioni al contempo latitano: interventi soprattutto spot mentre le risposte strutturali sono rimaste in gran parte inattuate. 



In queste prime settimane di campagna elettorale i contenuti di merito sembrano passare in secondo piano, rispetto ai tatticismi della politica. Per questo l’associazione di rappresentanza del lavoro autonomo della Cisl, vIVAce, ha elaborato un documento di proposte che tocca i cinque macro ambiti di maggiore rilevanza per la vita professionale di chi sceglie l’indipendenza lavorativa: fisco, formazione, tutele normative ed equo compenso, prestazioni assistenziali e previdenza. 



Una recente indagine condotta da Eures in collaborazione con il Consiglio nazionale dei giovani (Cng) ha evidenziato come buona parte dei giovani abbiano una predisposizione verso l’autonomia professionale e lavorativa, in grado di sostenere la sempre più importante conciliazione vita-lavoro e la necessità di valorizzare le proprie competenze, sia hard, ma soprattutto le soft skills. Per questo è importante ridurre i costi amministrativi e fiscali delle start-up. In particolare, considerata la persistente difficoltà di accesso al credito per un professionista soprattutto nella fase di avvio dell’attività, è necessario che l’attuale regime agevolato con un’imposizione forfettaria al 5% venga portato al 2% per gli under 35 e che vengano neutralizzati gli anni in cui il professionista ha fatturato meno di 5.000 euro (per esempio in caso di maternità, malattia o nel caso di cura dei figli). 



Pertanto il fisco non deve avere una funzione esclusivamente impositiva, ma di sostegno, individuando le azioni virtuose da perseguire promuovendo le giuste agevolazioni e semplificazioni. In termini generali le risorse del Pnrr devono favorire la costituzione di società e associazioni di lavoratori autonomi, sostenendo con misure specifiche la libera professione di donne e giovani in particolare coloro che sono residenti al Sud. È inoltre indispensabile prevedere forme strutturali di contributi a fondo perduto che siano rivolti ai lavoratori autonomi (non esclusivamente a coloro costituiti sotto forma di impresa) alla prima esperienza lavorativa, in quanto il sistema del credito non sempre fornisce le risposte e i sostegni adeguati. 

Dal punto di vista degli aspetti legati alla tutela contrattuale e all’equo compenso si propone un intervento che non pregiudichi la libera autodeterminazione del compenso tra un lavoratore autonomo e il proprio committente, ma che definisca un perimetro all’interno del quale evitare gli abusi e i comportamenti patologici, in particolare prevedendo la nullità di clausole vessatorie che limitino le tutele del professionista, introducendo l’obbligatorietà della forma scritta per tutti gli incarichi superiori a un determinato importo economico, così anche da garantire tempi certi e percorsi agevolati per contestare i ritardi e i mancati pagamenti.

È ormai assodato che le competenze siano indispensabili per un lavoratore autonomo. Essere aggiornato, preparato, in linea con quanto il mercato e i committenti chiedono è fondamentale per garantire un futuro alla propria professione. È pertanto necessario che all’interno del programma GOL sia prevista una specifica misura di politica attiva e di formazione caratterizzata dalla presa in carico del lavoratore autonomo che chiude la partita iva o che sia in una condizione di inattiva (cd. dormiente), ma anche per coloro che una volta terminata la fruizione dell’Iscro (indennità per la continuità reddituale e operativa), non avendo chiuso la partita Iva, sono ancora in una fase di difficoltà professionale. Prevedere infine voucher per la formazione continua, in particolare per giovani under 35 e donne e introdurre in ogni azione formativa le attività di bilancio e certificazione delle competenze, oltre a introdurre una misura di formazione sulle competenze manageriali e trasversali di start-up. La formazione deve essere necessariamente tarata sulle caratteristiche del lavoro autonomo, evitando di duplicare interventi pensati e realizzati per il lavoro subordinato.

Le prestazioni della Gestione Separata Inps oggi in essere, da dati ufficializzati dallo stesso Ente, dimostrano come queste siano poco utilizzate dagli stessi professionisti: se da una parte si evidenzia una difficoltà nel reperire informazioni e procedere con le richieste, dall’altra emerge che le attuali prestazioni sono costruite in larga parte su esigenze che non sempre rispecchiano quelle del professionista, con grande attenzione al tema della non autosufficienza (sia direttamente per il libero professionista, sia come sostegno legata alla cura dei propri famigliari). Per questo è necessario intervenire su una revisione degli attuali parametri di alcune principali prestazioni, in particolare sulla tutela in caso di malattia e maternità, oltre a rendere il sostegno al reddito previsto dall’Iscro realmente accessibile ai liberi professionisti in difficoltà. 

Per ultimo, il diritto alla pensione deve essere un diritto di tutti. Da sempre le partite Iva che versano in Gestione Separata Inps si trovano delle pensioni che non garantiscono una vecchiaia dignitosa. Per questo, ai fini del raggiungimento del minimale contributivo annuo, è necessario che si consideri un imponibile reddituale legato a un periodo almeno triennale, così che l’anzianità contributiva non sia soggetta alla variabilità del reddito, ma gli effetti delle fluttuazioni tipiche del lavoro autonomo vengano mitigati almeno dal punto di vista previdenziale. È quindi fondamentale lavorare per assicurare una pensione dignitosa ai lavoratori autonomi, garantendo meccanismi di flessibilità in uscita dal lavoro, favorendo inoltre l’accesso alla previdenza complementare.

Queste proposte vogliono essere un’occasione di confronto e dialogo con le forze politiche che si presentano alla prossima competizione elettorale, con lo scopo di entrare nel merito dei problemi reali delle persone e del mondo del lavoro. 

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