Nella giornata di giovedì 2 febbraio si è tenuto il Tavolo di confronto sul Lavoro autonomo, convocato dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, alla presenza delle organizzazioni sindacali e associazioni che rappresentano il mondo del lavoro autonomo. La Cisl ha partecipato insieme a vIVAce, l’associazione che rappresenta le partite Iva individuali.
Il confronto si è orientato principalmente su due tematiche. La prima ha riguardato la recente approvazione del disegno di legge in materia di equo compenso. Questo ddl, che vede tra i primi firmatari Giorgia Meloni, aveva iniziato il proprio iter già nella precedente legislatura, per poi interrompersi con la stessa e riprendere il suo percorso parlamentare alla fine del 2022. Nel mese di gennaio è stato approvato un primo testo alla Camera che ora è al vaglio del Senato.
La materia dell’equo compenso è una tematica molto complessa, che necessita grande equilibrio di giudizio e capacità di lettura dei fenomeni sociali. L’introduzione di un equo compenso è stata da tempo caldeggiata da tutte le realtà che rappresentano il mondo del lavoro autonomo: non essendoci alcun punto di riferimento determinato contrattualmente, il rischio è che tra i lavoratori indipendenti si crei una forbice molto dilatata dove, da un lato vi sono i lavoratori in grado di autodefinire il proprio compenso nei confronti dei committenti e dall’altro vi sono invece lavoratori professionalmente più fragili che, di fronte a committenti “forti” o grandi aziende, non sono in grado di ottenere un giusto ed equilibrato riconoscimento economico. Contestualmente non si può nemmeno adottare un compenso minimo per legge, in quanto si correrebbe il rischio di determinare valori eccessivamente calibrati verso il basso, senza considerare l’arduo compito di dover individuare figure professionali omogenee.
Sul tema vi sono, a parere di chi scrive, alcune questioni da chiarire dal punto di vista del merito e una, molto importante dal punto di vista del metodo. Nel merito occorre individuare il campo di applicazione dell’equo compenso: si applica a tutti i committenti, o solo per coloro che sono considerati grandi, ovvero individuati da una soglia di fatturato o dipendenti? Riguarderà le sole professioni ordinistiche o anche le professioni non riconosciute della legge 4/2013? Saranno inclusi i soli rapporti convenzionali (ovvero quelli con un contratto di prestazione d’opera sottoscritto) oppure sarà esteso anche alle singole prestazioni professionali? L’allargamento o il restringimento del perimetro di applicazione inciderà inevitabilmente, secondo un principio di realismo nell’esigibilità della norma, su quanto l’equo compenso debba corrispondere a un importo puntuale e inderogabile da applicare, o viceversa, un parametro, un criterio di riferimento sulla scorta del quale riconoscere come genuino e professionalmente soddisfacente il rapporto di lavoro con il proprio committente. Nella sostanza una prescrizione o un riferimento considerato per l’appunto “equo”? È chiaro, pertanto, che se si dovesse allargare il campo di applicazione a tutti i committenti e a tutti i professionisti (ordinistici e non), la definizione di equo compenso non potrebbe che riguardare macro categorie professionali e l’importo economico dovrebbe essere un mero riferimento, abbandonando la pretesa di definire, per il lavoro autonomo, un parametro economico specifico e puntuale.
Infine, rimane aperta un’importante questione di metodo: come, dove e chi definisce materialmente questo equo compenso? Quali sono i soggetti deputati alla concertazione del valore economico, con quali adeguamenti, con quali tempistiche di aggiornamento? Che livello di negoziazione deve avvenire tra le rappresentanze? Con quali rappresentanze sindacali? Il pericolo che si nasconda la tentazione di introdurre un salario minimo per legge, o il ritorno a un sistema tariffario è dietro l’angolo. Quindi, per concludere, la questione sull’equo compenso è all’ordine del giorno con tutte le complessità descritte. Ogni soluzione che non intenda misurarsi con queste problematiche rischierebbe di essere non solo parziale, ma soprattutto di non cogliere l’obiettivo che il problema di un giusto compenso per i professionisti pone.
L’altro tema emerso al tavolo con il Ministro riguarda Iscro e Politiche attive. Sono due facce della stessa medaglia. L’Iscro, l’indennità straordinaria per la continuità reddituale e operativa, è stata introdotta nel 2021, ma i numeri di utilizzo di questo ammortizzatore sociale sono stati molto al di sotto delle aspettative. La ragione principale riguarda i requisiti, troppo stringenti dal punto di vista sostanziale oltre che formale, che impediscono alla stragrande maggioranza delle partite Iva di accedervi. Eppure l’importanza storica di questo strumento è sotto gli occhi di tutti: per la prima volta nel nostro Paese viene corrisposto un sostegno anche ai lavoratori autonomi che sono in difficoltà professionale, finalizzato ad accompagnarli verso un rilancio della loro attività. Pertanto è urgente e necessaria una revisione delle condizioni di accesso, allargando i requisiti, consentendo a un numero più elevato di lavoratori di beneficiare dell’indennità.
Funzionali al rilancio delle competenze e della propria spendibilità nel mercato del lavoro sono appunto le politiche attive. È importante rendere fruibile per i lavoratori autonomi la formazione e i servizi al lavoro, senza attendere la cessazione dell’attività, ma, anzi, cercare di intervenire prima per prevenirla: quindi politiche attive per i beneficiari dell’Iscro, ma non solo, anche per coloro che tale beneficio lo hanno esaurito e rimangono in una condizione di difficoltà, oppure esteso anche alle partite Iva cd. dormienti, ovvero formalmente attive, ma senza una prestazione effettiva ed esercitata.
Un sistema efficace di politiche passive e politiche attive può essere sicuramente lo spunto per un rilancio del lavoro autonomo, quello vero, genuino, esercitato per libera scelta.
Queste sono i problemi e i temi che la Cisl e vIVAce hanno portato al tavolo del Ministro e che verranno segnalati e ribaditi anche nel corso dei prossimi incontri.
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