Reddito di cittadinanza e quota 100 sono stati i cavalli di battaglia delle opposte fazioni che componevano il primo governo Conte.
Il primo provvedimento aveva come pensiero di base l’eliminazione della povertà (e chi è contrario?) e, assieme a quota 100, si proponeva di dare una svolta positiva al mondo del lavoro (idea condivisibile).
A distanza di tre anni tutti possono osservare che:
– il reddito di cittadinanza, anziché favorire gli inserimenti nel mondo del lavoro, ha reso più complessa la ricerca di personale: perché accettare un lavoro che, al momento, porta in tasca quanto si incassa dallo Stato? Nessun desiderio di pensare al futuro né voglia di carriera con conseguente vantaggio economico, tramite acquisizione di merito, ma solo un guardare all’oggi;
– quota 100 ha tolto dalle aziende personale di esperienza che avrebbe avuto ancora molto da dare.
Cosa si può fare?
Da un lato, riportare il reddito di cittadinanza attorno ai valori del reddito di inserimento, perché nessuno deve cadere nella povertà, e utilizzare la differenza attiva per versare contributi figurativi ai giovani, massimo 35enni e disoccupati, che vengono assunti dalle aziende. Praticamente bisogna incentivare le assunzioni tramite uno sgravio contributivo totale per tre anni. Questo porterebbe le aziende ad assumere, pagando qualcosa in più, e i giovani a vivere del proprio lavoro, incentivandone così la dignità. Lo vogliamo chiamare lavoro di cittadinanza? Va bene.
Dall’altro lato, considerate le maggiori aspettative di vita, bisogna alzare quota 100 di alcuni punti e permettere ai pensionati di rimanere in azienda come formatori senza alcun versamento di contributi e con una tassazione, ai fini Irpef, per i primi 12mila euro non superiore al 5%. Avremmo così un forte nucleo di formatori veramente preparati e di grande interesse per le aziende e per i neoassunti.
Oltretutto, molti pensionati avrebbero sicuramente almeno 4 o 5 anni di attività da svolgere, con analogo criterio, anche nel Terzo settore o nel volontariato, sentendosi ancora utili a se stessi e alla società in generale.
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