Oggi si celebra l’International Equal Pay Day, dedicato alla sensibilizzazione sul divario retributivo di genere. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni in termini di parità di genere, infatti, la disparità salariale tra uomini e donne continua a essere una questione rilevante in molte parti del mondo, inclusa l’Italia. I dati dimostrano che, malgrado le politiche per colmare il divario, le donne guadagnano mediamente meno degli uomini, soprattutto in ambiti specifici e in ruoli dirigenziali.



Secondo i dati più recenti del Global Gender Gap Report 2023 del World economic forum, le donne nel mondo guadagnano in media circa il 37% in meno degli uomini. Nonostante i tassi di occupazione femminile siano aumentati, la differenza salariale persiste. Il rapporto prevede che, ai ritmi attuali, saranno necessari oltre 130 anni per colmare completamente questo gap a livello globale.



In Europa, la situazione non è omogenea. Secondo l’ultimo rapporto di Eurostat relativo al 2023, il divario salariale medio tra uomini e donne nell’Unione europea si attesta intorno al 13%. In alcuni Paesi, come la Slovenia, la differenza è minima (3,1%), mentre in altri, come l’Estonia, raggiunge picchi superiori al 20%. In Italia, la disparità è meno pronunciata rispetto alla media europea, ma è comunque significativa. Nel 2023, secondo il Rapporto sulla disparità di genere di Istat, le donne italiane guadagnano mediamente circa il 10,4% in meno rispetto ai colleghi uomini. Questo divario si amplia notevolmente nelle posizioni dirigenziali e nei settori ad alto valore tecnologico, dove le donne spesso guadagnano fino al 20% in meno rispetto ai loro colleghi maschi.



Le cause della disparità salariale sono complesse e multifattoriali. In parte, la differenza retributiva è spiegata dalla tipologia occupazionale: le donne tendono a essere impiegate in settori meno remunerativi, come l’assistenza sociale, l’istruzione o il commercio al dettaglio, mentre gli uomini dominano in settori ad alto reddito come la tecnologia, l’ingegneria e la finanza. Inoltre, molte donne scelgono o sono costrette a lavorare part-time per gestire le responsabilità familiari, un fenomeno che incide negativamente sui guadagni complessivi. Le posizioni di leadership restano inoltre inaccessibili per molte donne: meno del 28% dei dirigenti nelle grandi aziende italiane è donna. Questo dato non solo riflette un problema di accesso a ruoli di potere, ma si traduce anche in stipendi notevolmente inferiori.

Una delle metriche più utilizzate per misurare il successo delle strategie di DE&I (Diversity, Equity and Inclusion) è la parità retributiva di genere. Secondo uno studio della Banca Mondiale, eliminare il pay gap e raggiungere la parità di genere circa la partecipazione alla forza lavoro darebbero un impulso favorevole all’economia mondiale che, al momento, presenta un “Gender Dividend” che costa 172.000 miliardi di dollari. Una futura politica dell’Ue che potrebbe avere un impatto su questo è la Direttiva Ue sulla retribuzione di genere, parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro, o per un lavoro di pari valore, attraverso la trasparenza retributiva e i relativi meccanismi di applicazione, che entrerà in vigore nel 2026.

È fondamentale che la politica adotti un approccio “parità di retribuzione per uguale lavoro”. Negli ultimi anni, infatti alcuni Paesi europei hanno già introdotto politiche mirate per affrontare la questione della parità salariale. In Islanda, ad esempio, una legge innovativa impone alle aziende di dimostrare che uomini e donne sono pagati equamente per lo stesso lavoro, con multe severe per le aziende inadempienti. Anche la Germania ha introdotto una legge che obbliga le imprese alla trasparenza sugli stipendi, per incoraggiare una maggiore equità retributiva. In Italia, la recente legge sulla certificazione della parità di genere è stata accolta come un passo avanti importante. Questa norma prevede incentivi fiscali per le aziende che dimostrano di avere politiche di parità di genere ben implementate, inclusa l’equità salariale.

Il divario salariale tra i sessi è un problema strutturale che richiede interventi concreti e mirati per essere risolto. Gli obiettivi dell’International Equal Pay Day sono, oltre a creare una maggiore consapevolezza della disuguaglianza salariale, fornire informazioni sulle ragioni, fornire una piattaforma per condividere la conoscenza, fornire e creare molteplici supporters con informazioni utili e infine identificare strategie di implementazione per chiudere il divario salariale di genere.

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