L’Italia è infatti il Paese europeo con il più basso tasso di occupazione generale e femminile in particolare, il più alto livello di disoccupazione di lungo periodo, il più marcato divario territoriale. Le Raccomandazioni rivolte all’Italia dall’Unione europea hanno sottolineato l’insufficienza delle politiche fin qui attuate e la mancanza di interventi in grado di migliorare sostanzialmente le caratteristiche del suo mercato del lavoro. Per questo motivo, partendo proprio dagli orientamenti europei, il Governo intende procedere ad un programma di legislatura orientato alla promozione di una società attiva, ove maggiori siano le possibilità di occupazione per tutti, migliore sia la qualità complessiva dei lavori, più moderne le regole che presiedono all’organizzazione dei rapporti e dei mercati del lavoro.
Da questa premessa partivano le analisi, e le proposte, del Libro Bianco “per una società attiva e per un lavoro di qualità”, il manifesto-testamento del professor Marco Biagi che 19 anni fa (il 19 Marzo del 2002) veniva barbaramente ucciso sotto casa mentre rientrava dall’Università per festeggiare magari, assieme ai suoi figli, la festa del papà.
Colpisce come questa “introduzione” potrebbe essere stata scritta, con poche modifiche sostanziali, ieri, a dimostrare come, nonostante siano passati quasi due decenni, i problemi, e ritardi, cronici del nostro mercato del lavoro siano ancora gli stessi.
Nel documento (molto articolato) ci si impegnava, ad esempio, a rendere effettivo l’impegno, richiesto ancora una volta dalle autorità comunitarie, a costruire una società della conoscenza che si fondi su un sistema formativo che accompagni il lavoratore durante tutto l’arco della vita. In particolare, il Governo avrebbe dovuto promuovere, in stretto raccordo con le Regioni e le parti sociali, azioni utili a che entro il 2003, tutti i lavoratori avessero un’opportunità di formazione nell’informatica, secondo gli impegni assunti in sede comunitaria nell’ambito delle “linee guida” 2001 per l’occupazione.
Qualcosa, in questi anni, non sembra essere andato come auspicato se si guarda alle debolezze strutturali del nostro Paese in materia di competenze digitali sempre più necessarie nel mondo del lavoro, ma non solo, di oggi. Le idee, e le priorità, “giuste”, insomma, come spesso accade nel nostro Paese, non mancano e non sono mancate.
Abbiamo, altresì, spesso avuto grossi problemi nel trasformare i progetti, anche molto buoni, in azioni concrete per lo sviluppo del nostro Paese.
L’occasione del Recovery Plan non può essere, tuttavia, persa. Difficilmente, infatti, avremo nuovamente così tante risorse da investire. Nello scrivere il Piano potrebbe essere certamente utile rileggere con attenzione anche il Libro Bianco del Professor Biagi cercando di capire il perché alcune proposte cardine per quel progetto di creare una società attiva caratterizzata dal lavoro di qualità non si siano state trasformate in scelte di governo efficaci e utili alla crescita socio-economica del nostro Paese e, almeno provare, a non commettere gli stessi errori.
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