Il 1° gennaio è iniziata la Presidenza polacca dell’Unione europea. Per quanto riguarda i temI dell’occupazione, degli affari sociali e dell’uguaglianza, la Polonia si concentrerà su tre priorità: il futuro del lavoro nell'”Europa digitale”, l’Europa dell’uguaglianza, della coesione e dell’inclusione e l’Europa che risponde alle sfide della trasformazioni legate all’invecchiamento della popolazione.
Con riferimento al futuro del lavoro nell’Europa digitale, ci saranno certamente iniziative legislative relative all’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro e quelle relative al telelavoro ed al diritto alla disconnessione.
Rispetto all’Europa dell’uguaglianza, coesione e inclusione, la presidenza polacca presterà particolare attenzione ad alcuni specifici gruppi vulnerabili, tra cui le persone con disabilità, quelle economicamente inattive, i Neet, i migranti e le persone, non solo le più giovani, che beneficiano della mobilità all’interno dell’Unione. In questo quadro l’economia “sociale” potrà certamente portare un contributo importante per l’inclusione dei gruppi a maggior rischio di esclusione dal mercato del lavoro.
Si proseguirà poi il percorso per il rafforzamento delle azioni, contro tutte le discriminazioni, finalizzate alla protezione delle varie minoranze che formano la diversità dell’Unione, nonché al rafforzamento e alla promozione di azioni per l’uguaglianza di genere e alla lotta alla violenza, inclusa la quella di genere.
Guardando, infine, alle sfide di un continente che, fortunatamente, invecchia bene, si metteranno in campo tutta una serie di azioni finalizzate a definire le condizioni per un invecchiamento dignitoso e sano. Oltre alle necessarie azioni per una sicurezza sociale dignitosa, la Presidenza polacca promuoverà anche iniziative per sostenere una partecipazione attiva dei cittadini più anziani al mercato del lavoro.
Come sempre in questi casi ai buoni propositi, solitamente condivisibili un po’ da tutte le parti politiche e da tutti i Governi europei, dovranno seguire progetti concreti e sostenibili in grado di costruire un altro piccolo pezzettino di quella che viene chiamata “l’Europa sociale”.
In questo dibattito anche il nostro Paese potrà, e dovrà, portare il suo contributo alle scelte condivise a livello continentale guardando, allo stesso tempo, ad alcune dinamiche, tutte italiane, che ci contraddistinguono. Tra queste vi è certamente il tema su come valorizzare, nel nostro mercato del lavoro, le risorse dei padri, se non dei nonni, senza penalizzare le giovani generazioni evitando così uno scontro generazionale, pericoloso e particolarmente odioso, in un Paese in cui le culle sono ancora troppo vuote e dove si vive sempre più a lungo e in buone condizioni.
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