Nella giornata di ieri il Meeting di Rimini ha accolto la professoressa Silvana Sciarra, presidente della Corte Costituzionale, per una riflessione sulla relazione tra lavoro e democrazia. L’intervento della presidente è stato introdotto da Giorgio Vittadini, che ha posto al centro del dibattito pro e contro del mercato del lavoro italiano emersi dal recente rapporto della Fondazione della Sussidiarietà: da un lato la crescente facilità dei neolaureati italiani a trovar lavoro e l’apprezzamento delle aziende verso le sempre più ricercate non cognitive skills dei nostri neo-dottori, ma dall’altro la carenza di lavoratori con formazione secondaria e terziaria rispetto al resto dell’Unione Europea e la difficoltà per chi proviene da famiglie povere ad accedere a formazione di alta qualità.



Al deprezzamento per il significato e la dignità del lavoro osservato da Vittadini negli ultimi anni, ha fatto eco Sciarra, apprezzando l’enfasi che in questa edizione del Meeting è stata posta su organizzazioni del Terzo settore che aiutano giovani in difficoltà e il fatto che si parli di “struggimento” per il loro destino. Citando l’intervento di papa Francesco alla GMG di Lisbona, la presidente ha sottolineato come il lavoro è un cammino della vita, per questo si pone al cuore della democrazia, apprezzando l’invito del Papa alla costanza nel camminare e a saper camminare verso una meta, a imparare a rialzarsi se si cade. La professoressa ha sottolineato che “il lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica democratica è il lavoro delle persone intese come individui e come collettività” e che pertanto il valore del lavoro è stato inteso dai costituenti quale fattore necessario alla ricostituzione di una nuova unità spirituale.



La tutela del lavoro presente in diversi punti della nostra Costituzione non coincide con la garanzia della stabilità del posto di lavoro, ma si sostanzia nella pretesa di politiche attive da parte dello Stato, di sostegno nel cammino lavorativo. Questo tema della necessità di supportare l’incontro tra domanda e offerta è il primo dei moniti lanciati dalla presidente al Governo e al legislatore, sottolineando come i diritti sociali devono essere tradotti dalla politica in azioni mirate e la politica non può che essere sollecitata a questo dai cittadini.

Dopo la sottolineatura sulla rilevanza della libertà sindacale, in particolare nel processo di costituzione di un’Italia democratica post Seconda guerra mondiale, la presidente ha spiegato che nella terminologia dei giuristi del lavoro europei sta prendendo sempre più piede l’espressione “rapporti di lavoro personali”, che serve a lasciare sullo sfondo la classica distinzione fra lavoro autonomo e subordinato, la cui linea di confine è resa sempre più sottile dall’evoluzione del mercato del lavoro. In questo contesto, i lavoratori in quanto persone devono poter accedere ai diritti fondamentali, sia individuali sia collettivi, indipendentemente dal tipo di contratto che stipulano con il datore di lavoro. La presidente poi, ha evidenziato la necessità di tutela (emersa anche a livello comunitario) per i lavoratori della così detta gig economy, spiegando come il “distanziamento contrattuale”, dovuto all’assenza di un tradizionale luogo di lavoro e all’impossibilità di osservare un tradizionale orario di lavoro, foss’anche flessibile, può condurre a nuove forme di alienazione, se non di marginalizzazione sociale.



L’ingresso nel mondo del lavoro dell’intelligenza artificiale può, paradossalmente, riaprire le stesse insidie che erano proprie dell’organizzazione scientifica del lavoro della prima maniera: ripetitività delle mansioni, ritmi serrati nell’organizzazione dei turni, scarsa interazione con i compagni di lavoro. Viene quindi auspicato l’emergere di una nuova normalità della subordinazione digitale, improntata a una flessibilità controllata e attenta alla formazione professionale continua dei lavoratori, con l’utilizzo di meccanismi capaci di combattere ogni forma di discriminazione, che spesso si nasconde dietro l’apparente neutralità degli algoritmi.

Nella conclusione del suo intervento la professoressa Sciarra ha ribadito che il lavoro è al tempo stesso motore e fruitore delle regole democratiche: motore perché ha innervato con le sue regole e con l’affermazione di libertà e diritti fondamentali la democrazia risorta dopo un regime autoritario; fruitore perché ha indotto il legislatore a trasferire nei luoghi di lavoro i diritti costituzionali, limitando poteri esercitati arbitrariamente e dunque affermando specularmente il valore della dignità del lavoro. La presidente ha quindi concluso invitando in particolare i giovani e gli enti del Terzo settore, tra i quali lo stesso Meeting, a trasmettere lo spirito di responsabilità e di fiducia nelle istituzioni, per contribuire a stimolarle e ad accrescerne la visibilità.

Nella conclusione di Vittadini si è sottolineato come i principi descritti dalla Sciarra sono essenziali per evitare il rischio, tipico di chi opera nel mercato del lavoro, del pragmatismo, che nel tempo uccide la possibilità di poter incidere in maniera significativa. Vittadini esprime poi la propria convinzione che per combattere il sopracitato crescente deprezzamento per la dignità e il significato del lavoro che emerge in diversi livelli della nostra società non si possa prescindere dal tema dell’affezione da parte dell’uomo al proprio lavoro, alle persone che gli stanno attorno a un punto di bene che vive nella propria vita. Questo rapporto affettivo è quello che ha spinto i nostri nonni a emigrare in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone, ma è anche lo stesso che spinge le migliaia di giovani (e non più giovani) che dedicano una settimana delle proprie ferie a friggere patatine, a sistemare sedie, a gestire parcheggi e che rendono possibile un luogo come il Meeting di Rimini, in cui l’amicizia tra le persone emerge come valore più grande delle differenze che pur possono esserci tra le stesse.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI