Se dovessimo commentare la Legge di bilancio presentata dal Governo Meloni sulla base dei commenti che l’hanno accompagnata alla presentazione potremmo pensare che sono state distribuite due versioni antitetiche. Da un lato chi, a partire dal ministro dell’Economia seguito da molti commentatori economici, ha subito sottolineato che prevaleva la continuità con l’impostazione Draghi.
I parametri europei erano rispettati e le misure elettoralistiche e di bandiera erano state accantonate per fare prevalere un difficile equilibrio economico. Dall’altro si è subito cercato di amplificare la portata di alcune misure annunciate sul Reddito di cittadinanza e sulla flat tax per definire la manovra come un attacco ai poveri e un esperimento di macelleria sociale. Annuncio di manifestazioni di piazza per dare fiato a queste interpretazioni, ma senza presentare controproposte capaci di rispettare i vincoli internazionali che dovrebbero valere per tutti.
A dare poi colore alla disputa si sono aggiunte dichiarazioni di singoli componenti del Governo che hanno dipinto di assurdo alcuni interventi annunciati dalla manovra. Abbiamo così scoperto da un sottosegretario al Lavoro che i disoccupati crescono perché i fannulloni non si impegnano nemmeno a cercare lavoro. In realtà, è un pesante attacco all’Istat visto che il nostro istituto di statistica continua a calcolare come disoccupato chi nei 15 giorni prima della rilevazione dichiara di aver cercato attivamente un lavoro. Forse al Governo pensano che si bari sui rilevamenti statistici. Possiamo invece stare tranquilli, almeno per ora, perché finanziamenti per piani di intervento finalizzati all’umiliazione di chi trasgredisce norme pubbliche di comportamento, come proposto dal ministro all’Istruzione, non sono inseriti in questa proposta di bilancio. Speriamo che in Parlamento non si formi un’alleanza fra emuli di Goebbels e di Mao capace di inserire la gogna pubblica con qualche emendamento.
La critica trasversale e più importante rivolta alla manovra riguarda la questione fiscale. Avendo già aperta una delega, scelta fatta dal Governo precedente, sarebbe stato meglio procedere a un ridisegno del sistema fiscale per ridurre la pressione su chi oggi paga troppo e spostando il peso su evasione ed elusione. Si è scelto invece di procedere solo con un favore alle partite Iva e con un parziale taglio del cuneo fiscale sui salari che indica scelte di parte, ma che non accontenta in realtà nessuno.
Per quanto riguarda il lavoro, la Legge di bilancio non introduce nulla di innovativo, né indica già quali saranno le svolte che si vorranno perseguire. I due punti più importanti sono le indicazioni per la revisione del Reddito di cittadinanza e il sostegno alle assunzioni.
Per quanto riguarda il Rdc la strada indicata è quella su cui già si registrava un ampio consenso, ossia la necessità di separare i sostegni al reddito per chi ha fragilità personali o famigliari che non consentono, senza altri interventi di sostegno, di partecipare al mercato del lavoro e chi invece soffre di una fase di impoverimento, ma che può trovare attraverso un’occupazione la via per uscire dallo stato di indigenza. Rispetto alle prime dichiarazioni si è scelta una strada più lenta per affrontare in prima battuta il passaggio in carico ai Centri per l’impiego dei percettori che devono essere aiutati a inserirsi al lavoro e ridisegnare il rapporto fra concessione del reddito e servizi di sostegno territoriali per gli altri. Il risultato è che il 2023 sarà usato per un ridisegno complessivo delle misure contro la povertà.
Si è scelto inoltre di proseguire nei contributi di favore per l’assunzione di giovani e donne. Scelta sacrosanta, ma come si sa le imprese assumono se prevedono crescita. Sarebbe stato meglio finanziare con più risorse le misure a sostegno degli investimenti di industria 4.0 che inseguire assunzioni di “favore”.
Misura che ha già provocato grandi proteste è l’ampliamento del valore e del ricorso ai voucher lavoro. Per i fautori è un modo per rendere trasparente il ricorso a lavori saltuari, per i contrari è il portone attraverso cui si amplia il ricorso alla precarietà e al lavoro nero. La limitazione all’uso di questo strumento voluta dalla Cgil non ha ridotto l’area del lavoro irregolare e ha in realtà riportato in uso in settori come l’agricoltura e la ristorazione forme grigie di rapporto di lavoro. Sistemi di semplificazione che permettano anche con analisi supportate dal ricorso a modelli di intelligenza artificiale dovrebbero accompagnare tali misure per far sì che siano realmente usate per fare emergere storture del mercato e non per ampliare la gamma degli abusi. Renderli utilizzabili è comunque meglio che bloccarli e fare tornare forme di lavoro non tutelate.
Se le misure presenti nella Legge di bilancio non rappresentano una svolta negli interventi a sostegno del lavoro, risultano però interessanti le dichiarazioni che il ministro Marina Calderone ha fatto. Nel commentare la situazione del Paese ha indicato due priorità su cui è indispensabile intervenire e che riteniamo anche noi importanti. In primo luogo, ha sottolineato come i servizi al lavoro e lo sviluppo delle politiche attive siano indispensabili per poter sostenere la fase di trasformazione produttiva, ma anche per assicurare a chi cerca lavoro, a partire dai fruitori del Rdc, una rete di servizi che veda pubblico e privato collaborare per dare su tutto il territorio nazionale servizi efficienti ed efficaci. L’esperienza di Gol deve diventare pertanto in tempi rapidi un nuovo modello di workfare realmente universale.
La seconda misura indicata è la necessità di fare decollare ovunque una formazione professionale con il sistema duale che risponda alla sfida del troppo abbandono scolastico e al mismatching di competenze che si è ampliato nell’ultimo periodo.
Sono due interventi fondamentali per rispondere alle transizioni che caratterizzano sempre più la vita lavorativa delle persone e per rispondere concretamente alla sfida della disoccupazione giovanile. Sono misure che richiedono anche impegni economici importanti, ma che soprattutto chiedono convinzione politica. Ci aspettiamo che almeno questa emerga con forza fin dai prossimi giorni e non veda contrapposizioni pregiudiziali, ma contributi per accelerare e realizzare al meglio le iniziative organizzative che servono.
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