Con l’inizio di maggio il Bollettino trimestrale Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, ci indica le previsioni di assunzioni previste per il periodo estivo. I risultati sono derivati da interviste fatte a 114mila responsabili di impresa nel corso del mese precedente e confermano un andamento positivo del nostro sistema economico, con le imprese che stanno sviluppando una crescita della domanda di lavoro superiore a quella dell’anno precedente.



Il dato riferito al mese di maggio, relativamente a contratti di lavoro a tempo indeterminato o di almeno un mese se a tempo determinato, porta a 467mila nuove assunzioni. Un numero che triplica se riferito al trimestre maggio-luglio (1,5 milioni le assunzioni previste). Rispetto all’anno precedente, si registra un aumento del 5,5% per il mese di maggio e dell’1,1% sul dato trimestrale.



Il contributo maggiore all’incremento occupazionale viene dall’industria nel suo complesso. La crescita rispetto al mese di maggio precedente è del 33,1% (per complessivi 132mila nuovi occupati) e del 24,2% (oltre 400mila nuovi posti) con riferimento al trimestre. I settori che hanno una crescita maggiore, oltre alle costruzioni che proseguono nel loro trend positivo (+25,8% nel trimestre), sono la meccatronica, la metallurgia, l’agroalimentare e la moda. La manifattura in senso stretto contribuisce al risultato positivo con 87mila nuovi posti di lavoro in maggio e 268mila nel trimestre.



La crescita del settore servizi, che pure resta il settore con la crescita maggiore in numeri assoluti, registra un rallentamento del -3% mese su mese e del -5,1% (-62mila) per il trimestre. Complessivamente l’incremento dichiarato è di 335mila lavoratori nel mese di maggio e di 1,1 milioni nel trimestre. Il turismo contribuisce per il 30% al dato del settore. Seguono poi con numeri significativi il commercio (+192mila nel trimestre) e i servizi alle persone (con un +180mila sempre nel trimestre).

Stante questa situazione di crescita che non accenna a diminuire aumentano anche le difficoltà nel trovare le persone giuste per rispondere alle esigenze del sistema produttivo. Cresce del 7,8% la difficoltà dichiarata dalle imprese nel trovare il personale richiesto. Risulta difficile trovare le competenze richieste nel 46,1% dei casi. Le figure più difficili da reperire restano i tecnici di alto livello sia nel campo della salute che dei processi produttivi e dell’ingegneria. Anche per le figure operaie, se richieste specializzazioni pratiche, le difficoltà, sia a trovare competenze formate, sia a trovare semplici candidati, risultano superiori al 70% dei casi.

Indicativo della difficoltà a reperire addetti per molti lavori è la crescita delle domande per lavoratori extracomunitari richiesti dalle imprese (si tratta degli ingressi programmati). Sono ben 91mila quelli richiesti per il mese di maggio. Oltre il 30% nei servizi operativi di supporto a imprese e persone, il 28% per logistica e magazzinaggio. Seguono poi manifattura e costruzioni con il 20% circa.

Anche dal punto di vista delle forme contrattuali le previsioni indicano ancora una crescita dei contratti a tempo indeterminato (+11,9%) e dei tempi determinati e stagionali (+5,7%). In forte arretramento i contratti di collaborazione e partite Iva.

Il dato negativo è che il lavoro cresce dove già c’è e continua a calare dove dovrebbe esserci. Il dato positivo si ferma al Nord che registra +32mila posti nel mese di maggio rispetto al maggio precedente, mentre il Centro raccoglie un -2mila e il Sud addirittura un -7mila.

Formazione, formazione, formazione. È evidente che la risposta al crescente mismatching che l’Osservatorio Excelsior registra ormai costantemente da tempo non può che esser quella di un piano straordinario di investimenti nella formazione. Va anche valutato con attenzione come affrontare bene le politiche di supporto all’incontro domanda e offerta di lavoro che si mettono in atto. Ancora nell’ultimo provvedimento enfaticamente promulgato il primo maggio si torna a sognare un sistema informativo di incontro fra domanda e offerta di lavoro. Sarebbe l’ennesimo buco dove fare scomparire molte risorse senza ottenere risultati. Già oggi con la georeferenziazione delle Comunicazioni obbligatorie e l’analisi degli annunci di lavoro del web si può tracciare una mappa di dove e che competenze sono richieste. Ciò che manca è una rete di servizi capaci di utilizzare i dati per accompagnare con orientamento e formazione adeguata le persone in cerca di occupazione verso il lavoro che esiste.

Anche il settore dei formatori deve abbandonare il sistema di corsi preconfezionati e slegati dalle esigenze del mercato. Appare sempre più urgente che operatori dei servizi al lavoro, pubblici e privati, siano stimolati al fare rete assieme per sviluppare celermente un sistema di politiche attive capaci di gestire le transizioni del mercato del lavoro a partire da quella iniziale fra scuola e lavoro che nel nostro Paese continua a essere molto complicata.

È questa una emergenza che è destinata a crescere perché al mismatching delle competenze si sommerà sempre più la crisi demografica. Sarà utile un’immigrazione programmata, ma sarà indispensabile lavorare per aumentare il tasso di occupazione degli italiani. Politiche attive, formazione, servizi di conciliazione e giusto salario: sono i passaggi indispensabili per rispondere alle domande del sistema economico che oggi faticano a trovare risposta. Se si avviano servizi adeguati per raccogliere queste esigenze anche coloro che dopo il Reddito di cittadinanza dovranno presentarsi ai Cpi perché occupabili sono numeri gestibili di fronte all indicazioni di Excelsior che indicavano come di difficile copertura anche lavori che non richiedono formazione complicata o specialistica. Si deve però avere fiducia nella possibilità che Cpi, Apl, enti bilaterali ed enti del Terzo settore accreditati per lavoro e formazione mettano le loro grandi risorse per affrontare il problema che abbiamo nel gestire le transizioni del lavoro.

Continuare a non capire che pubblico deve essere il servizio e non necessariamente il fornitore ci porta a giocare la partita del lavoro senza schierare la squadra migliore.

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