Il 2022 ha smentito chi aveva previsto un peggioramento del nostro mercato del lavoro. Uno sviluppo trainato dalle imprese esportatrici e sostenuto da scelte politiche di sostegno della domanda ha portato il Paese a raggiungere risultati di crescita economica sopra le attese e il tasso di occupazione complessivo ai massimi storici.
Le previsioni economiche per il 2023 sono ancora sottoposte a variabili che non dipendono solo dalla nostra volontà e dalla capacità delle nostre forze politiche di governo. La guerra di aggressione verso l’Ucraina, il costo della energia e le spinte inflazionistiche internazionali condizioneranno pesantemente i risultati in senso negativo.
Una politica economica attenta allo sviluppo e l’arrivo a realizzazione dei primi significativi investimenti avviati con il Pnrr possono farci prevedere che la frenata del Pil potrà essere più contenuta e mantenere quindi un risultato di crescita ancora significativo. Una svolta delle scelte europee verso una politica di sostegno alla crescita potrebbe addirittura riportare i Paesi europei a essere locomotiva dell’economia mondiale.
Augurandoci che si avverino le previsioni migliori, a partire dalla fine degli eventi bellici, resta da consolidare la situazione del nostro mondo del lavoro. Siamo tornati ai massimi storici del tasso di occupazione, ma restiamo ancora 10 punti percentuali sotto gli obiettivi che ci siamo proposti. Scelte di politica economica e industriale devono avere l’obiettivo di portare a una crescita complessiva dell’occupazione. Non possiamo rinunciare a nessuna delle opportunità di sviluppo nel campo dell’innovazione energetica, né industriale se vogliamo che cresca il lavoro e sia di qualità.
La crescita della produttività richiesta per un salto nella situazione salariale italiana non è solo un compito delle innovazioni industriali. Senza un salto di innovazione che coinvolga tutto il settore dei servizi, a partire dalla Pubblica amministrazione, non avremo quel passo in avanti di qualità che deve riguardare tutto il sistema produttivo. La rottura di elementi burocratici e corporativi che rendono meno moderno, più lento e più costoso il nostro sistema economico passa per una decisa innovazione organizzativa, la digitalizzazione delle strutture e soprattutto dall’inversione del rapporto Stato-cittadino. Meno burocrazia è possibile se mettiamo al centro la persona e i suoi bisogni e se la produttività dei servizi la misuriamo in efficacia dei risultati. Troppi controlli sono costi e corruzione di sistema. Innovazione è rendere più libero chi sa fare e dare risposte.
È questa la riforma principale per rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. Serve più occupazione e serve altrettanto una nuova fase di crescita di forze economiche che non siano sotto il ricatto della onnipresente amministrazione pubblica intenta creare ostacoli invece di sostenere gli investimenti.
A sostegno di questa premessa generale potrebbe essere l’avvio di un nuovo modello di politiche attive del lavoro che dovrà farsi carico della volontà di spostare verso percorsi di inserimento lavorativo quanti prendono attualmente il Reddito di cittadinanza ma che possono lavorare. Questo impegno indicato nella Legge di bilancio appena approvata richiede che si costruisca un sistema di servizi universali per chi cerca lavoro che veda collaborare Centri pubblici per l’impiego con gli operatori privati che già si occupano di fare incontrare domanda e offerta di lavoro. A sostegno di questo nuovo sistema di servizi servono ammortizzatori sociali finalizzati a sostenere transizioni al lavoro e non sussidi per nullafacenti. Un contributo proporzionale alle esigenze formative delle singole persone è quanto va stanziato assieme al sostegno al reddito della famiglia per il periodo di formazione e fino all’inserimento lavorativo.
Il nodo formativo riguarda l’adeguamento delle competenze di chi deve ricollocarsi, ma deve vedere impegnati in modo nuovo tutti gli operatori della formazione professionale per i giovani e per gli occupati. Si tratta di semplificare e favorire lo sviluppo della formazione professionale duale e utilizzare l’apprendistato per l’occupazione giovanile e per il recupero di quanti abbandonano la scuola. Per il resto sia gli istituti formativi che i fondi interprofessionali devono essere portati, da scelte nazionali e regionali, ad abbandonare la formazione a catalogo per sviluppare opportunità formative legate a percorsi individuali nell’ambito dei servizi al lavoro.
Per quanti già lavorano e per quanti ci auguriamo inizieranno a lavorare nel prossimo futuro si dovrà aprire una stagione di riconoscimento economico adeguato agli aumenti registrati dal costo della vita. Tante sono le ragioni della questione salariale nel nostro Paese. Certamente la causa principale sta nella bassa crescita della produttività degli ultimi anni. Ma non è l’unica. Pesano blocchi del nostro mercato del lavoro che vede poca mobilità verticale e uno squilibrio fiscale che alla lunga diventa fonte di diseguaglianze profonde (la flat tax per le partite Iva è un ulteriore colpo di crescita alla diseguaglianza fra lavoratori, di freno alla mobilità e di evasione per le fasce di reddito a cavallo del limite fissato).
L’occasione offerta da forti investimenti innovativi può permettere di fare interventi a sostegno di un superamento dei blocchi esistenti. In primo luogo, premiare le industrie che innovano aumentando la produttività, ma poi anche sostenere misure fiscali e contrattuali che premino gli incentivi all’assunzione con una redistribuzione a favore del lavoro. Tutto questo richiede lucidità, impegno e coerenza di comportamenti per Governo e rappresentanze delle imprese e dei lavoratori per declinare principi di premialità salariale nel pubblico e nel privato con più efficacia ed efficienza nei servizi forniti alla società.
L’augurio per il nuovo anno è che il lavoro riceva un riconoscimento per una maggiore dignità valida per tutti i lavori, perché più persone possano trovare realizzazione nel lavoro e perché il lavoro veda sparire la tragica sequenza di incidenti che hanno caratterizzato le notizie degli ultimi mesi. Sicurezza e dignità per tutti coloro che lavorano è l’augurio per il nuovo anno.
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