Accade sempre più frequentemente di vedere pubblicata sulla stampa e sui social la notizia di aperture di Academy aziendali con le quali le migliori aziende dimostrano di essere non solo meri centri di produzione, ma anche di sviluppare al loro interno sistemi raffinati di trasferimento competenze rivolte ai loro dipendenti, ma anche offerti come “plus” per attirare giovani tecnici verso l’assunzione.
Il fenomeno è chiaramente legato a un’esigenza che si è fatta via via più impellente di costruire un sistema che possa rispondere alla necessità “di reskilling” di “upskiling” del personale dovuto alle velocissime evoluzioni del mondo tecnologico, ma anche di training iniziale di apprendisti e giovani assunti.
Se la necessità di formazione continua dei lavoratori si è velocemente resa inderogabile per riuscire a “galleggiare” in mercati sempre più competitivi e con tecnologie in continua evoluzione, il problema dell’inserimento dei giovani tecnici usciti da Scuole superiori e Università si presenta originato da un sempre più difficile rapporto tra sistema formativo tradizionale e mondo dell’impresa.
L’Academy aziendale, comunque da sempre esistita nelle multinazionali e che ora si sta diffondendo anche in imprese medio grandi, se realizzata con i livelli qualitativi necessari, comporta la messa in essere di una struttura organizzativa interna relativamente complessa legata a un progetto complessivo che possa avvalersi di competenze in campo formativo, sia interne che esterne all’azienda (un tecnico competente non è necessariamente un bravo docente) e quindi comporta notevoli investimenti.
Alla necessità di formazione continua dei lavoratori si è anche cercato di dare risposta già da qualche decennio proponendo sistemi formativi organizzati da associazioni datoriali o con programmi di formazione promossi da enti bilaterali e finanziati dalle imprese tramite contributi obbligatori sanciti nei Ccnl delle varie categorie. Anche le Regioni, sfruttando principalmente fondi comunitari, sono impegnate da tempo in progetti destinati alla riqualificazione e alla formazione continua dei lavoratori. Sui risultati di tali interventi, che coinvolgono una pletora di enti di formazione di varia estrazione, si potrebbero scrivere pagine e pagine in quanto, a essere benevoli, non sempre il livello qualitativo e l’organizzazione corrispondono alle cifre investite.
Ma tornando al tema di queste righe e alle descritte azioni di una Academy aziendale, val la pena di osservare che comunque il tema della formazione in azienda è quasi sempre stato affrontato in modo individuale e disordinato senza che una logica di sistema abbia prevalso nel tempo. Vorrei soffermarmi in particolare sull’aspetto legato alla formazione iniziale dei giovani tecnici.
Molte aziende dotate di Academy che si propongono al sistema formativo nazionale, cercando di attrarre neodiplomati con mirabolanti promesse di formazione “on the job”, danno nei fatti il via a una “guerra non dichiarata” che vede decisamente soccombere imprese medio piccole che non possono contare su tali possibilità. Si continua a percorrere la strada dell’individualismo e della concorrenza, anche se da più parti viene raccomandata un’azione di sistema basata sulla considerazione che l’evoluzione tecnologica ed economica di un territorio viene spinta verso l’alto solo se tutte le entità produttive possono accedere alle risorse migliori anche in termini di capitale umano.
Perché allora non spingere e investire su strumenti di sistema? Le strade possono essere più d’una, ma gli interventi e gli investimenti collegati devono essere condivisi in modo deciso da tutti gli stakeholders. Provo a dare qualche spunto.
L’apprendistato
Grandi risultati si possono attendere dalla diffusa applicazione dello strumento dell’apprendistato per l’inserimento iniziale in azienda dei giovani, inteso non solo come agevolazione contributiva per le imprese – leggi attuale apprendistato professionalizzante -, ma come serio periodo di formazione, inglobato negli anni terminali a vari livelli della formazione scolastica. Si coinvolgono i sistemi di formazione professionale IeFP, Istruzione Professionale e tecnica assieme alle aziende (attuale apprendistato di primo livello) e poi gli ITS e le Università (attuale apprendistato di alta formazione) in un progetto formativo che coinvolge potenzialmente tutte le aziende (anche le piccole e medie) e che ripristina il collegamento perduto tra scuola e lavoro. Al ministero del Lavoro si sta lavorando a una riforma importante dello “strumento apprendistato” che se ben formulata e pubblicizzata potrà dare grandi vantaggi sia alle imprese che ai giovani.
Gli ITS Academy
Approvata in questi giorni al Senato la nuova legge sugli ITS, nel giro di pochi mesi, con il completamento dei decreti attuativi, l’Italia potrà contare su un Sistema Terziario Professionalizzante di eccellenza. Non a caso la nuova denominazione voluta dal legislatore è ITS Academy. In poche parole, saranno queste le vere Academy per la formazione iniziale dei giovani tecnici. Anche qui però è necessario mettere da parte gli individualismi: gli ITS non sono di questo o di quell’ente di formazione, scuola, azienda o associazione datoriale, sono enti autonomi con una propria identità al servizio dell’intero territorio. Ma possono essere anche, se ben gestiti, formidabili reti di interconnessione che coinvolgono tutti gli attori del sistema produttivo e sociale.
Teniamoli presenti anche per la formazione continua dei lavoratori, in forte sinergia con gli Enti Bilaterali, soprattutto per le aziende che non possono permettersi di avere Academy interne.
Patti territoriali
Spesso si trascura che lo sviluppo economico di territorio è alla base anche del successo produttivo delle aziende o quantomeno è strettamente collegato a esso. Le scelte dei decisori politici locali sono la base per favorire il benessere e la soddisfazione soprattutto delle nuove generazioni. Si stanno sviluppando in alcuni contesti virtuosi esempi di coordinamento e progettazione sovracomunale che coinvolgono su temi diversi tutti i portatori di interesse. Istruzione, formazione, ingresso al lavoro, formazione continua, benessere dei lavoratori… sono temi che affrontati in un piano coordinato di territorio possono dare inaspettati positivi risultati.
In conclusione, più ombre che luci nel fenomeno delle Academy aziendali, ma uno spiraglio potrebbe essere trovato per rendere più fruttuosi i cospicui investimenti a esse dedicati: aprire le Academy ai sistemi formativi (scuole, università, ITS) in azioni di interazione a doppio senso e cercare di farle collaborare con le altre realtà produttive del territorio.
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