Lavoro obbligatorio per i migranti: è quanto propongono i consiglieri distrettuali del Baden-Württemberg al governo federale tedesco. Oltre a chiedere più sostegno finanziario, il pacchetto di misure che sta infiammando il dibattito politico in Germania prevede anche una sorta di servizio civile obbligatorio per i richiedenti asilo. Rientra nel piano in 12 punti per quella che viene definita una “politica dei rifugiati basata sulla realtà”. Dunque, l’idea è che i migranti accettino lavori senza scopo di lucro, cioè di obbligarli a lavorare nel settore comunale e non profit, come nei servizi pubblici o nell’assistenza. La proposta, come evidenziato da Welt, convince Alexander Dobrint, capo del gruppo parlamentare della CSU, che infatti si è espresso a favore di un «maggiore coinvolgimento degli immigrati che ricevono sussidi in Germania nell’obbligo di cooperare».
Dunque, l’offerta di lavoro deve rientrare nel servizio di integrazione. «Se questa offerta non viene accettata, ci devono essere tagli ai sussidi». Ma gli esperti del mercato del lavoro criticano questa proposta, che per alcuni comuni è considerata addirittura irrealistica. Il problema è che molti richiedenti asilo sono costretti a non fare nulla, perché solo i rifugiati riconosciuti possono lavorare, mentre gli altri sono soggetti a divieto assoluto di lavoro per tre mesi. Durante la procedura di asilo, tale divieto resta applicato, ma può essere revocato dagli uffici per gli stranieri a determinate condizioni e con l’approvazione dell’Agenzia federale per il lavoro.
IL DIBATTITO POLITICO SULLA PROPOSTA DI LAVORO OBBLIGATORIO PER MIGRANTI
Ma la coalizione di governo è contraria al lavoro obbligatorio per i migranti. «Il fatto che la proposta di un lavoro obbligatorio per i richiedenti asilo provenga da chi da anni si oppone all’abolizione di tutti i divieti di lavoro per i richiedenti asilo rivela l’idea populista alla base della proposta. Dovremmo invece facilitare l’accesso al mercato del lavoro per i richiedenti asilo abolendo tutti i divieti di lavoro e fornendo sufficienti corsi di integrazione e di lingua», dichiara a Welt Misbah Khan, deputato del Partito Verde ed esperto di mercato del lavoro. Critico anche Pascal Kober, portavoce per la politica sociale del gruppo parlamentare FDP e presidente della commissione per il lavoro e gli affari sociali: «La proposta parte dal presupposto che i rifugiati non vogliano lavorare. Molti lo vogliono, ma finora non ci sono riusciti perché non hanno potuto passare dal sistema di asilo a quello di occupazione. Abbiamo cambiato questo stato di cose con il diritto all’opportunità di rimanere e il cambio di rotta nella legge sull’immigrazione dei lavoratori qualificati».
E aggiunge che l’obbligo di lavorare per i migranti è «troppo miope e semplicemente non fattibile». Invece, tra i sostenitori del lavoro obbligatorio per i migranti c’è Alexander Throm, portavoce per la politica interna del gruppo parlamentare CDU/CSU al Bundestag. Il deputato della CDU ha dichiarato a Welt che da tempo lo chiede, aggiungendo che quella che il governo considera un’offensiva per l’integrazione è accompagnata da falsi incentivi e da un numero troppo basso di requisiti, ad esempio per gli stranieri provenienti da Paesi non appartenenti all’UE.
“LAVORO OBBLIGATORIO PER MIGRANTI? UTILE ANCHE PER INTEGRAZIONE”
In effetti, in Germania ci sono troppi rifugiati che non lavorano. Secondo il Migration Monitor dell’Agenzia federale per il lavoro, a giugno di quest’anno 950.746 persone di nazionalità straniera erano disoccupate. Ciò corrisponde a circa il 37% di tutti i disoccupati. Se si escludono i rifugiati ucraini e si considerano solo le persone provenienti dai Paesi di origine dell’asilo, si tratta di 266.460 persone, pari a circa il 10%. Per Throm questa proposta è vantaggiosa per tutti, anche ai fini dell’integrazione dei migranti. «I rifugiati riconosciuti, che non hanno ancora un lavoro, si inseriscono più rapidamente nella vita quotidiana in Germania. E il pubblico beneficia delle molte mani che sono ancora inattive: ad esempio, nelle istituzioni di interesse generale, nei lavori di cura e giardinaggio negli spazi verdi pubblici, nei lavori di pulizia e manutenzione nei comuni o nei compiti di assistenza ai giovani, alla salute e agli anziani», afferma a Welt.
Ed è quello che auspicano ad Hannover, dove c’è un numero alto di migranti e si registra la carenza di lavoratori qualificati. Gli economisti, invece, temono che un simile obbligo possa avere conseguenze di vasta portata sul mercato del lavoro. «Se l’impiego avviene al di fuori del mercato del lavoro regolare, c’è il rischio che le misure corrispondenti sostituiscano i rapporti di lavoro regolari. Inoltre, c’è il rischio di un effetto lock-in, con un numero ancora minore di richiedenti asilo che si spostano nel mercato del lavoro primario», rimarca Wido Geis-Thöne, esperto di questioni migratorie presso l’Institut der deutschen Wirtschaft (DW), associazione dei datori di lavoro.