Delusi, lasciati soli, umiliati dalle mance del Governo. Sono i disabili e le loro famiglie ai quali i lega-pentastellati avevano promesso aiuti sostanziali per una vita meno faticosa e migliore. I nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità sono trattati in modo meno favorevole di tutti gli altri e nel nuovo reddito di cittadinanza viene assegnata la cifra irrisoria di 50 euro mensili in più alle famiglie con almeno quattro componenti e con disabile a carico. Resta la computabilità delle prestazioni economiche di natura assistenziale nel reddito familiare e questo va a danneggiare le famiglie con disabili. Infatti, la pensione di invalidità, essendo contata tra le entrate, defalca l’ammontare del reddito di cittadinanza per un importo di 3.750 euro annui. Se ne dedurranno “solo” 3.150 euro. Il che non è nemmeno commentabile e lascia solo l’attesa dei ricorsi presso il Tar che certamente non mancheranno. Per norme analoghe, ad esempio riguardo lIsee, lo Stato è stato già soccombente anche in Consiglio di Stato.



Ancora una volta non viene riconosciuta quella che dovrebbe essere un’evidenza: la disabilità è una delle cause principali di povertà, impoverimento, marginalità. Il messaggio che resta, assieme all’infondata promessa elettorale e sotto Legge di bilancio di aumento delle pensioni per gli invalidi civili, è francamente pessimo, poiché le pensioni di invalidità erogate in favore delle persone con disabilità sono e restano di 285 euro mensili, e l’assegno di invalidità non ha avuto, purtroppo, alcun aumento come più volte annunciato da importanti esponenti di governo. I provvedimenti per le persone disabili sono urgentissimi e sono clamorosamente disattesi.



Riforma del riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità. Da raggiungere superando un sistema obsoleto, complesso, generatore di possibili diseguaglianze, in ogni caso lontano dallo spirito e dalla lettera della Convenzione Onu del 2006 che il Governo italiano, con la Legge 3 marzo 2009, n. 18. “Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” ha varato e che l’Osservatorio nazionale nel suo programma aveva indicato tra le sue priorità.

Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società. Deve essere realizzato uno sforzo straordinario di innovazione e di formazione degli operatori, con nuovi criteri di qualità e accreditamento dei servizi, l’adozione di linee guida per promuovere i processi di vita indipendente e la deistituzionalizzazione e una revisione dei nomenclatori di servizi e prestazioni per accogliere una nuova generazione di interventi per la promozione della partecipazione ed eguaglianza delle persone con disabilità, riprendendo e sostenendo con forza la proposta di abrogazione dell’interdizione.



Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione. Una serie di azioni specifiche e puntuali per arricchire e consolidare i Livelli essenziali di assistenza e l’integrazione sociosanitaria. Tra i temi il nomenclatore tariffario delle protesi, la necessità di un intervento specifico e mirato in tema di qualità della diagnosi e intervento a favore della popolazione con disabilità intellettiva e disturbo psichiatrico, l’applicazione della Legge sull’autismo e indicazioni delle linee guida sull’Autismo.

Processi formativi e inclusione scolastica. Su scuola e formazione segnaliamo una serie di azioni che dovrebbero essere orientate nel senso di consolidare e rendere più efficace il processo di inclusione scolastica, ma anche la formazione dei docenti applicando le linee guida e i provvedimenti per l’aumento di organico e la presa in carico del minore disabile dalla scuola materna e per tutto il ciclo scolastico con un’integrazione tra Ssn, ente locale, istituzione scolastica annunciate dalla recente riforma scolastica; invece, la recente Legge di bilancio ha clamorosamente tagliato gli insegnanti di sostegno.

Lavoro e occupazione. Divulgare e aggiornare aspetti specifici della la normativa per renderla più efficace nell’offrire occasioni di lavoro e la sicurezza dei lavoratori. Linee di lavoro specifiche riguardano la qualità dei servizi di collocamento mirato su tutto il territorio nazionale. Il sistema del cosiddetto “collocamento mirato” è stato riformato in parte dal d.lgs. n. 151 del 2015 (“Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità“, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183) che prevede, in sintesi, la programmazione di linee guida per il collocamento mirato, la revisione degli incentivi all’assunzione, la previsione di una specifica banca dati nazionale dedicata al collocamento mirato, l’incremento delle competenze del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili, modifiche al Fondo per il diritto al lavoro per i disabili e, infine, una modifica della disciplina che riguarda i soggetti obbligati agli adempimenti di cui alla L. n. 68/1999. Ma a fronte di tutto ciò aumentano i dati di discriminazione sul lavoro, perché molte sono le aziende che preferiscono pagare le sanzioni piuttosto che adempiere alla normativa che prevede il ricorso a graduatorie di collocamento per disabili.

Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità. Rispetto a questi tempi vi è la necessità di procedere a un’importante revisione delle normativa italiana in tema di accessibilità dell’ambiente fisico, urbano e architettonico, che, sebbene a suo tempo innovativa e all’avanguardia, necessita oggi di essere aggiornata per consentire una piena adozione e diffusione dei principi della progettazione universale.

Noi auspichiamo che si realizzino concreti interventi o la Convenzione sarà ancora un obiettivo che come Paese non riusciamo a centrare? È su questo che dobbiamo rispondere: lo dobbiamo non  tanto (non solo)  all’Onu che ci bacchetta,  ma a tutti i cittadini italiani con e senza disabilità.