L’Istat ha pubblicato la nota mensile sull’andamento dell’occupazione in Italia a gennaio 2024. Rispetto al mese precedente di dicembre, diminuiscono gli occupati e i disoccupati, mentre aumentano gli inattivi. L’occupazione scende dello -0,1%, pari a -34mila unità tra gli uomini, gli Under 34, i dipendenti a termine e gli autonomi. Cresce invece il numero delle occupate tra le donne e chi ha almeno 50 anni. Diminuisce anche il numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità) che coinvolge gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni. Il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,2%: quello giovanile arriva invece al 21,8% (+0,2 punti). Restano costanti gli inattivi, che aumentano leggermente dello 0,5% soprattutto tra gli uomini in età compresa tra 15 e 49 anni.
L’Istat, nella sua rilevazione, commenta: “A gennaio 2024 l’occupazione cala, rispetto a quella di dicembre 2023, per effetto della diminuzione dei dipendenti a termine (che scendono a 2 milioni 953mila) e degli autonomi (5 milioni 45mila). Il numero degli occupati – pari a 23 milioni 738mila – è superiore a quello di gennaio 2023 di 362mila unità, come sintesi dell’incremento di 373mila dipendenti permanenti e di 22mila autonomi e della diminuzione di 33mila dipendenti a termine. Su base mensile, il tasso di occupazione scende al 61,8%, quello di inattività sale al 33,3% mentre il tasso di disoccupazione è stabile al 7,2%”.
“Lavoro sempre più stabile”
Lucio Poma, Capo economista di Nomisma, in merito ai dati ISTAT sull’occupazione in Italia sottolinea: “Il lavoro diventa sempre più stabile. È uscito il dato occupazionale di gennaio 2024 che tratteggia un mercato del lavoro in lieve flessione di 34mila unità (-0,1%). Il dato interessante è che, come ormai accade da mesi, a calare sono i lavoratori a termine. Infatti, nei dodici mesi l’occupazione per i dipendenti permanenti cresce del +2,4% mentre scende del -1,1% per i dipendenti a termine”.
Secondo l’esperto “si sta invertendo decisamente la tendenza del precariato nel Paese e questo avviene per un motivo preciso. In molte regioni del Nord le imprese faticano a trovare personale. Una volta individuati giovani promettenti (a qualsiasi livello di scolarità) l’impresa tende a fidelizzarli velocemente attraverso un contratto a tempo indeterminato, che talvolta può non essere sufficiente a trattenerli in azienda data l’elevata concorrenzialità tra le imprese nell’accaparrarsi risorse umane”.