LAVORO – Cgia: disoccupazione reale al Sud oltre il 17% – Un’indagine della Cgia di Mestre lancia l’allarme: al Sud Italia la disoccupazione reale (o meglio il tasso di marginalità dal lavoro) sarebbe ben oltre i valori indicati dall’Istat. Il dato medio si attesta al 17,2%, ma è differenziato nelle diverse regioni e raggiunge la punta del 20,1% in Campania (5,8% in più del dato ufficiale Istat). Seguono poi Puglia (17,5%), Calabria (17,3%) e Sicilia (+10,2%).
In termini assoluti, secondo gli artigiani mestrini, l’esercito dei disoccupati reali è composto da oltre 2.621.000 persone: ben 528.592 in più rispetto al numero calcolato ufficialmente dall’Istat. Cosa che porta il tasso di disoccupazione nazionale al 10,2%, cioè 2 punti sopra il dato Istat.
A spiegare la differenza così notevole tra i dati è lo stesso segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, che ricorda quanto sia cresciuto il numero delle persone che ha deciso di non cercare più attivamente un’occupazione: “Negli ultimi due anni sono fuoriuscite dalla categoria delle forze di lavoro oltre 528.500 persone che, di conseguenza, non vengono più classificate come occupate o in cerca di occupazione. Ciò significa che il tasso di disoccupazione calcolato dalle statistiche ufficiali è attualmente inferiore a quello reale. Pertanto, alla luce del forte aumento degli scoraggiati, abbiamo stimato un nuovo indicatore: il tasso di marginalità dal lavoro, inteso come sommatoria dei disoccupati e di quel forte numero di sconfortati cresciuto proprio in questo ultimo periodo”.
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Il nuovo dato fa esplodere la disoccupazione reale al Sud, mentre al Nord e al Centro la differenza con i dati Istat è più contenuta. “L’esercito dei nuovi scoraggiati – spiega Giuseppe Bortolussi – si concentra prevalentemente al Sud. Tra le oltre 528.500 persone che in questi ultimi due anni di profonda crisi hanno deciso di non cercare più un lavoro, oltre il 61% del totale risiede nelle regioni del Mezzogiorno. È evidente che una gran parte di queste persone è andata ad alimentare l’abusivismo e il lavoro nero, con gravi ripercussioni per quelle aziende che, nonostante le difficoltà economiche, sono rimaste in attività”.