La rapida crescita del lavoro in somministrazione (ex lavoro interinale) nei principali paesi sviluppati è oggi considerata l’espressione più significativa dell’aumento della flessibilità nel mercato del lavoro. Si tratta di una forma particolare di lavoro, nel quale il lavoratore viene assunto e retribuito da un’agenzia intermediaria, per svolgere attività lavorativa, prevalentemente di natura temporanea, presso un’impresa utilizzatrice, nell’interesse e sotto la direzione di quest’ultima.
In Italia il lavoro in somministrazione è stato introdotto solo nel 1997 (legge Treu), accanto a un più ampio processo di liberalizzazione e flessibilizzazione del mercato del lavoro, per essere successivamente modificato nel 2003 dalla legge Biagi, che ha trasformato le ex agenzie di somministrazione in Agenzie per il lavoro. Dal 1998 a oggi si è diffuso in maniera crescente, raggiungendo nel 2008 un tasso di penetrazione, rispetto alla popolazione attiva, pari allo 0,9%, caratterizzato da forti differenze a livello territoriale.
Nel corso del 2007, prima dell’inevitabile contrazione dovuta all’avvento della crisi economica, si sono registrate più di 1,2 milioni di missioni associate a 595 mila lavoratori; ciascun lavoratore ha svolto mediamente 2,12 missioni nell’arco di un anno per un totale di circa 54 milioni di giorni complessivamente lavorati.
A partire dalla loro introduzione, le Agenzie di somministrazione si sono affermate nel sistema italiano conquistando in misura crescente quote di mercato. Nel 2010 si contano 83 società registrate presso l’Albo Informatico del Ministero del lavoro, con più di 2.500 filiali aperte sul territorio nazionale e un fatturato complessivo che ha raggiunto i 6,2 miliardi di euro. Si tratta di società private che, anche grazie alla costituzione di apposite reti intra-organizzative, oggi affiancano alla somministrazione la fornitura, a lavoratori e imprese, di numerosi altri servizi per il lavoro, quali l’intermediazione, la ricerca e selezione, l’outplacement e la formazione.
A causa della natura privata di questi intermediari, della durata spesso breve dei contratti di lavoro offerti e della sovra rappresentazione dei giovani tra coloro che si rivolgono alle Agenzie di somministrazione, i policy makers da tempo si interrogano sul ruolo effettivamente svolto da questi attori nel mercato del lavoro. In particolare essi si chiedono se, in un contesto dinamico come quello odierno, tali agenzie sono in grado di offrire un reale sostegno ai lavoratori, offrendo loro una porta d’ingresso per il lavoro “stabile”, o se piuttosto contribuiscano ad aumentare la loro insicurezza lavorativa, rappresentando nei fatti una “trappola” per la precarietà.
Una ricerca condotta dal CRISP-Centro Interuniversitario per i servizi di pubblica utilità, relativamente alla provincia di Milano, ha inteso analizzare i percorsi lavorativi di una popolazione di lavoratori somministrati tra il 2006 e il 2007, con particolare riferimento alle loro probabilità di stabilizzazione e al ruolo svolto dalle agenzie per il lavoro. È emerso innanzitutto che, se per più della metà della popolazione considerata il lavoro in somministrazione rappresenta un’esperienza occasionale/temporanea (con un tempo di lavoro cumulato in un anno inferiore ai 4 mesi), in molti casi esso svolge una funzione di “trampolino” verso occupazioni più stabili.
Il 70% di coloro che si sono rivolti a un’agenzia per il lavoro, infatti, ha trovato un’occupazione a tempo determinato o indeterminato a un anno di distanza dall’ultima missione in somministrazione. Le probabilità di transitare a un’occupazione stabile risultano poi maggiori per gli uomini, gli italiani e chi ha tra i 25 e i 34 anni e dipendono, almeno in parte, dalle modalità con cui si è svolta l’esperienza lavorativa nella somministrazione (numero e durata delle missioni).
La ricerca ha infine verificato l’esistenza di un “effetto agenzia” sul percorso lavorativo, cioè la capacità o meno delle agenzie di aumentare la probabilità di migliorare nel percorso di lavoro a seguito di servizi erogati dalle agenzie per il lavoro. I risultati ottenuti sostengono innanzitutto, l’ipotesi secondo cui, al di là delle specificità contrattuali che contraddistinguono il lavoro somministrato, la presenza di un’agenzia di servizi contribuisce positivamente sulle prospettive di crescita e sviluppo del lavoratore nel mercato.
Inoltre, si osserva come tale contributo sia strettamente legato alle strategie sociali e di business adottate dalle agenzie, strategie che sono espressioni concrete dei valori e delle cultura d’impresa che guida l’attività del management.
I risultati emersi dalla ricerca effettuata, confermano l’importanza di un sistema di servizi per accompagnare e possiamo dire, assicurare, un maggior livello di flexicurity nel mercato del lavoro, come auspicato anche a livello europeo. È’ in tale direzione necessario che le agenzie, nell’ottica di soddisfare le esigenze di tutti i propri stakeholders, puntino con sempre maggiore forza ad adottare appropriate strategie di gestione delle risorse umane, mirate in particolare all’investimento sul capitale umano, quale fattore strategico alla base del successo lavorativo delle persone, della crescita delle imprese e dello sviluppo della società più in generale.