Con l’accordo sottoscritto il 27 settembre scorso tra Regione Lombardia, Ministero del Lavoro e Ministero dell’Istruzione, si dà via libera all’attuazione dell’apprendistato ai sensi dell’articolo 48 del decreto legislativo 276 del 2003. Grazie a questo accordo si ultima l’applicazione dell’apprendistato previsto dalla legge Biagi, permettendo di assumere apprendisti minorenni a partire dai 16 anni di età, per il raggiungimento di un titolo di qualifica del sistema di Istruzione e formazione professionale.



Viene quindi archiviato definitivamente l’apprendistato per minorenni disciplinato dalla legge Treu, che permaneva in via transitoria e che forniva agli apprendisti minorenni una formazione di 240 ore annue, senza il conseguimento di un titolo di studio. La nuova forma di apprendistato migliora la qualità formativa per questi giovani: da un lato si riconosce pienamente il valore formativo del lavoro, dando l’opportunità di raggiungere, proprio attraverso il lavoro, non solo una qualifica con valenza contrattuale, ma un vero e proprio titolo di studio, utile anche per la prosecuzione degli studi.



D’altra parte però vi è una formazione ad hoc che consente di raggiungere gli obiettivi formativi relativi alle competenze generali, base e di cittadinanza. Il piano formativo individuale parte integrante del contratto di apprendistato, comprende il bilancio delle competenze del soggetto, gli obiettivi da raggiungere con le rispettive modalità e tempi, il monte ore di formazione annuale, che passa da 240 a 400 ore. La formazione potrà essere anche interna all’azienda, se vi è una capacità formativa, ma ci dovrà comunque essere un’attiva partecipazione degli enti di formazione accreditati dalla Regione, che restano i soggetti che certificano le competenze in esito e rilasciano il titolo di qualifica.



Il monte ore di formazione quindi aumenta, poiché gli obiettivi che l’apprendista deve raggiungere per ottenere il titolo di qualifica sono i medesimi dei suoi coetanei che frequentano i corsi di formazione. L’apprendistato per l’espletamento del Diritto Dovere di Istruzione e Formazione porterà allo sviluppo di nuove modalità organizzative e didattiche, incrementando l’integrazione tra il sistema educativo di istruzione e formazione professionale e il mondo del lavoro.

PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCA IL PULSANTE >> QUI SOTTO

L’importanza dell’intesa è un altro tassello della lotta alla dispersione scolastica e all’aumento generalizzato delle competenze. Chiariamoci, il percorso principe per i ragazzi minorenni è lo studio, ma non possiamo ignorare la realtà: noi abbiamo in Lombardia ogni anno 6 mila apprendisti minorenni assunti, nonché in Italia circa 130 mila ragazzi che non studiano e non lavorano. L’apprendistato rappresenta per questi giovani un’opportunità per rientrare nel sistema formativo e per acquisire più elevate competenze generali e professionali attraverso il lavoro.

 

In questa prospettiva si deve collocare il giudizio sulla possibilità di abbassamento a 15 anni dell’età minima di accesso all’apprendistato, contenuta nel disegno di legge “Collegato lavoro” che ha da poco ripreso il suo iter con l’approvazione al Senato. Tale previsione non mette in discussione l’obbligo di istruzione fino al sedicesimo anno di età, ma si prefigge di offrire ai giovani un’ulteriore strada per adempiervi. La possibilità di ottenere delle qualifiche grazie all’apprendistato è un aspetto fondamentale, soprattutto nel nostro Paese dove nell’anno scolastico 2006/07 la quota di giovani che abbandonò al primo anno gli studi superiori fu dell’11,4%.

 

Ora, è indispensabile che le parti sociali recepiscano l’accordo in sede di contrattazione territoriale o settoriale, attivando così le assunzioni sulla base di questo rinnovato contratto di lavoro. Potenziare la formazione nell’apprendistato è un valore sia per i ragazzi che si vedono riconosciuta la possibilità di conseguire una qualifica professionale, sia per la società tutta che riduce il numero di drop out e aumenta il livello generalizzato di istruzione della sua popolazione, elemento fondamentale per competere nella cosiddetta società della conoscenza.