Nonostante qualche timido segnale di ripresa, siamo ancora nel pieno della più grave crisi economica che si ricordi. Un evento prodotto e alimentato da una finanza senza controllo e senza regole che ha prodotto diseguaglianze sociali, povertà e disoccupazione in tutto il mondo.
Tuttavia possiamo e dobbiamo ritrovare un nuovo equilibrio su basi alternative a quelle del passato. La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e trovare nuove forme di impegno. A puntare “sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative”, come ha scritto Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica.
Per questo ci vuole l’impegno di tutti e uno scatto d’orgoglio collettivo. Bisogna ripartire dalla concertazione. E ha ragione il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano quando invoca, purtroppo inascoltato, un maggiore dialogo tra le forze politiche e ancor di più tra le istituzioni. È uno spettacolo desolante quello offerto dalla politica in questa fase. Troppi litigi, piazze rumoreggianti, demagogia, populismo. Ecco perché sarebbe un ulteriore danno il ricorso alle elezioni anticipate. Di ben altre cose ha bisogno il paese. I problemi economici e sociali che abbiamo di fronte richiedono una larga condivisione e per questo servono soluzioni di responsabilità da parte di tutti, governo, opposizione, regioni, parti sociali, banche.
Nelle tante iniziative intraprese nei mesi scorsi, la Cisl ha posto all’attenzione dei lavoratori, dei pensionati e dell’opinione pubblica, la centralità del lavoro e della questione fiscale. Le riforme che noi auspichiamo devono, però, essere accompagnate da un’efficace contrattazione a livello locale perché è nel territorio che si trovano le risposte più adeguate ai tanti bisogni della popolazione, in termini di sviluppo, di occupazione, di servizi, di controllo dei prezzi e delle tariffe e di una più equa distribuzione del carico fiscale. Per questo vogliamo avviare da subito un progetto di lavoro che sia in grado di estendere la rappresentanza sindacale e favorire la partecipazione dei lavoratori alle attività delle imprese, dei servizi, della pubblica amministrazione.
Il futuro che ci attende, il periodo di crisi profonda che stiamo vivendo, richiedono una particolare attenzione da parte del sindacato. Nessun territorio deve essere lasciato indietro. Oggi più che mai c’è bisogno di un processo riformatore del welfare che veda la persona recuperare la sua centralità nella famiglia e nella comunità, il pieno esercizio dei diritti di libertà civile e politica. Va rifiutata l’idea di un’Italia a due o tre velocità. Il nostro obiettivo è quello dell’affermazione dell’eguaglianza di tutti i cittadini, il riconoscimento della loro dignità sociale, della comune partecipazione alle risorse.
Per la Cisl, agire in questa direzione richiede un importante coinvolgimento del lavoratore nel destino dell’impresa, relazioni industriali condivise, partecipative, mirate alle particolari situazioni locali. Il passaggio a una contrattazione di tipo partecipativo richiede, anche al nostro interno, un salto di qualità in termini di avvicinamento del processo contrattuale al processo decisionale dell’impresa: non una contrattazione di scambio, ma una contrattazione di progetto.
Finora, le relazioni industriali in cui entrambe le parti abbiano un vantaggio risultano poco diffuse. Sono più ampie le prassi negoziali a somma zero, in cui non c’è il massimo impegno comune a crescere, i ruoli sono ben distinti, la torta da dividere ha contorni incerti. Relazioni industriali in cui entrambe le parti vincono, presuppongono, invece, una propensione a condividere informazioni, poteri e responsabilità per il bene comune. Perché questi obiettivi si raggiungano, dunque, è importante inserire nello sforzo dicambiamento l’intero mondo del lavoro e tutti gli attori sociali che lo rappresentano. Ecco perché la concertazione trova oggi, anche grazie al nuovo assetto contrattuale, una grande opportunità da saper cogliere per il benessere dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie. Solo con una maggiore contrattazione, infatti, si potrà realmente favorire lo sviluppo complessivo del paese, delle aree ricche e di quelle più povere o decentrate e, quindi, alimentare un’effettiva e completa coesione sociale.
La progressiva perdita del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, l’aumento del rischio di povertà (soprattutto nelle aree del Mezzogiorno), la difficoltà di erogare i servizi assistenziali e sanitari per i vincoli posti al bilancio pubblico: tutte queste cose hanno finito per determinare nel nostro paese una situazione di estrema difficoltà per milioni di persone, che si aggiunge, nell’attuale situazione di crisi, ai problemi derivanti dalle sospensioni e dalle interruzioni dei rapporti di lavoro.
Per altro verso, emerge sempre più con evidenza l’esigenza di collegare i rapporti di lavoro (orari, flessibilità, diritti sociali, gestione del tempo libero) alle scelte aziendali e a quelle degli enti locali. La stessa attuazione del federalismo fiscale determinerà un ruolo sempre maggiore del livello decentrato, con amministratori locali e organizzazioni sindacali che dovranno assumersi la responsabilità di adottare soluzioni capaci di portare a sintesi esigenze espresse da comunità sempre più diverse, nelle aspettative e nelle richieste.
C’è, dunque, la necessità di riprendere con maggiore vigore la discussione sullo sviluppo socio-economico, sulla crescita della produttività e sul recupero dei salari reali rispetto ai profitti. Questo è l’obiettivo della Cisl.Ci batteremo sempre per mantenere inalterati ed estendere ancora di più i diritti dei lavoratori con la contrattazione, la bilateralità, l’autonomia dalle scelte dei partiti. Questo è il nostro passato, presente e futuro. Una straordinaria esperienza sindacale e un protagonismo nella società italiana che a distanza di sessant’anni di lotte e di conquiste, è oggi sempre più fondamentale per la democrazia e il progresso civile ed economico del nostro paese.