LAVORO – Cgia: un precario su due ha solo la licenza media – Dopo l’allarme lanciato dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi sulla necessaria stabilizzazione dei precari nel nostro paese, la Cgia di Mestre ha diffuso dei dati interessanti su questa tipologia di lavoratori.

In particolare emerge che “su un totale di oltre 3.751.000 lavoratori senza contratto di lavoro stabile, oltre 1.708.400, il 45,5% del totale, non ha proseguito gli studi dopo la scuola dell’obbligo”. Un dato che smentisce quindi il mito del precario tipo come un giovane neolaureato. L’associazione degli artigiani ha anche detto che i precari laureati sono 582.950 (il 15,5% del totale), mentre ve ne sono 43.021 (1,1%) che hanno anche un diploma post-laurea.



“Questi precari con basso titolo di studio – ha spiegato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – sono in questa fase di crisi economica quelli più a rischio. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico, soprattutto nel settore del divertimento, della cura alla persona, in quello alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura”.



La Cgia di Mestre ha anche spiegato che al Sud vi sono quasi 1,32 milioni di precari (il 35,18% del totale), mentre al Nord-Ovest ve ne sono 935.133 (24,92%), al Centro ne esistono 813.627 (21,68%), mentre al Nord-Est sono 682.606 (18,19%).

La regione che ha il più alto numero di precari rispetto agli occupati residenti è la Calabria (24,7%), seguita dalla Sardegna (23,8%) e dalla Sicilia (22,9%). La Lombardia, pur avendo più precari in valore assoluto, è la regione che ne ha meno in rapporto agli occupati (12,9%).

La Cgia sottolinea infine che l’incidenza di lavoratori senza un contratto di lavoro a tempo indeterminato è del 16,3% sul totale. Al netto della Pubblica amministrazione, l’incidenza a livello nazionale scende al 13% circa.