L’ideogramma cinese che definisce l’Italia è lo stesso di quello che rappresenta la parola creatività. Curioso che proprio i cinesi, protagonisti del nuovo mercato economico mondiale, abbiano una visione del nostro Paese come fabbrica di competenze e di idee. Questo a dimostrazione che, al di là di un popolo di santi, navigatori e poeti, l’Italia è e resta, un Paese a forte vocazione manifatturiera, fondata sulle piccole e medie imprese artigiane sparse su tutto il territorio.
Per il nostro sistema economico si tratta di un valore aggiunto, mentre per i nostri giovani sembra non esserlo. Infatti, nonostante la crisi, le imprese sono pronte ad assumere, ma non riescono a trovare sul mercato del lavoro il necessario personale qualificato. Ossia, permane una distanza (pari a circa 110 mila unità) tra il numero di profili tecnici richiesti e il numero che la scuola è in grado di fornire. Diplomati e laureati ignorano questi dati creando così un gap tra le figure formate dal nostro sistema educativo e il reale fabbisogno delle imprese.
Non c’è dubbio che finora scuola e lavoro si sono parlate e frequentate poco. I dati nazionali diffusi dal rapporto Excelsior 2010 (realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro) dimostrano infatti che a fronte di una crescita nella domanda di tecnici (da 14.840 del 2009 a 22.600 del 2010) continuano a mancare all’appello meccanici altamente qualificati e specializzati. Al di là della casistica, è evidente che la strada per invertire la tendenza è l’integrazione fra istruzione e lavoro.
In un mercato del lavoro in cui si cercano sempre più persone in grado di mescolare abilità manuali al sapere, la formazione è l’antidoto per combattere le criticità presenti sul mercato del lavoro. La parola d’ordine per tutti è una sola: tornare a studiare. Questo vale per i giovani, che in questo modo mettono una seria ipoteca sul loro futuro, ma vale anche per gli adulti che troppo spesso si presentano in deficit di capitale umano e competenze utili per reinserirsi all’interno del mercato del lavoro.
In quest’ottica il valore aggiunto è rappresentato dall’intesa sulle Linee guida per la formazione: un accordo siglato tra istituzioni, regioni e parti sociali che rinnova profondamente la formazione nel settore privato. Il provvedimento, infatti, ha l’obiettivo di coinvolgere le parti sociali e gli organismi bilaterali, ai quali è riconosciuta la capacità di individuare i settori che creano reale occupazione, orientando così la riqualificazione delle professionalità verso le attività che permettano il riassorbimento dei lavoratori svantaggiati all’interno del mercato.
Del resto l’obiettivo è promuovere, attraverso il coinvolgimento dei soggetti accreditati, pubblici o privati, una formazione specifica e orientata alla reale necessità delle imprese. Tutti gli interventi formativi, infatti, sono progettati in una logica volta a favorire l’incontro dinamico e flessibile tra la domanda e l’offerta di lavoro.
La programmazione degli interventi dovrà essere possibile anche grazie all’integrazione tra fondi pubblici e privati gestita attraverso gli enti bilaterali. Un esempio è rappresentato da Formatemp, Fondo per la formazione dei lavoratori in somministrazione con contratto a tempo determinato, strumento per la gestione bilaterale della formazione professionale che ha permesso di rendere disponibili le risorse finanziarie destinate a qualificare ulteriormente il lavoro in somministrazione nel sistema delle politiche del lavoro.
Principio portante del sistema creato da FormaTemp è la certificazione degli interventi formativi quale strumento volto a garantire ai lavoratori coinvolti l’acquisita formazione. L’ente bilaterale, infatti, rappresenta una valida indicazione di come sostenere politiche di occupabilità attraverso il meccanismo dei voucher formativi: corsi e master gratuiti disponibili su tutto il territorio nazionale, finalizzati all’innalzamento dei livelli professionalità, riqualificazione, aggiornamento e adattamento professionale dei lavoratori in somministrazione. Per poter frequentare i corsi è necessario recarsi presso un’Agenzia per il lavoro, informarsi dell’offerta formativa e, se iscritti all’Agenzia, candidarsi per la selezione ai corsi gratuiti presentando il proprio curriculum.
Sulla base delle linee guida per la formazione, l’obiettivo è valorizzare la preparazione professionale, soprattutto degli inoccupati, dei disoccupati e dei lavoratori in mobilità o in cassa integrazione. La bilateralità nel settore è un patrimonio di garanzie per i lavoratori, un modello positivo in grado di fornire, attraverso i fabbisogni e uno stretto legame con il territorio, percorsi di orientamento e formazione che consentono di accrescere la propria professionalità in attesa di nuove opportunità o altre occasioni. A tutti, quindi, conviene mettersi in gioco, aprendo magari a una professione anche lontano dalle proprie aspirazioni, ma pur sempre un lavoro.