Nell’immaginario collettivo pensiamo al Brasile per le splendide spiagge, le acque cristalline, il ritmo lento della vita, la musica e il carnevale. Il Brasile è anche questo, ma se si sta pensando di fare business qui, nella maggior parte dei casi si deve resettare questa idea.
Oltre il 70% delle imprese ha headquarters a São Paulo, megalopoli di quasi 20 milioni di abitanti, cresciuta senza il benché minimo piano urbanistico e con serissimi problemi di sicurezza e di criminalità, ben lontano pertanto dalle classiche mete turistiche. Qui hanno sede le multinazionali, qui si trova il centro economico/finanziario del paese, qui si fanno “negócios” (affari). São Paulo è il motore economico del Brasile.
Oggi in Brasile stiamo assistendo a una progressiva crescita economica, i redditi corrono paralleli allo sviluppo demografico, il tasso di disoccupazione a ottobre 2010 si è fermato al 6,1%. In questo paese si respira una frizzante aria di euforia. Se poi a questi indicatori sommiamo gli storici fenomeni d’inflazione (oggi maggiormente sottocontrollo), che non hanno certamente educato al risparmio, il tutto si traduce in un’impressionante e compulsiva corsa ai consumi, con inevitabile indebitamento privato, e mostruosa crescita dei servizi finanziari, settore non a caso, dove oggi si concentra la “maioria” (maggioranza) delle ricerche di personale.
Oggi il Brasile è tra le nazioni più guardate dalle multinazionali nei loro piani di espansione all’estero. Il Real, moneta ufficiale, finalmente è stabile. Sono vicine le Olimpiadi del 2016 e la Coppa del Mondo di calcio del 2014, ma soprattutto per noi italiani lo shock culturale non è così traumatico come per gli altri paesi del Bric.
Se state pensando quindi al Brasile come meta dei vostri prossimi business, dovete sapere che esiste anche un “dark side”, un rovescio della medaglia: il paese verdeoro ha il non invidiabile primato per complessità burocratica, il mercato del lavoro non è apparentemente ingessato da un “articolo 18”, ma la complessità dell’interpretazione delle leggi sul lavoro e una presenza devastante sindacale portano alla quotidianità i processi “trabalhisti” (che hanno a che fare con il lavoro).
Il ricorso alla flessibilità in termini di lavoro in “somministrazione” è consentito per periodi massimi di tre mesi, ed è soggetto a rigidi controlli, anche perché il mercato pullula di pseudo agenzie del lavoro, “consuntorie” locali che nascono velocemente così come muoiono per incapacità finanziaria, con inevitabili dilanianti problemi anche per i clienti.
È quindi fondamentale, se volete cogliere tutte le opportunità (e sono veramente molte), affidarsi a “parceiros” (partner) seri, che vi garantiscano il totale rispetto della legislazione, che possano seguirvi in ogni processo con una solida capacità finanziaria e magari con un forte know how in start up di imprese. Se poi questo partner è anche italiano…. tanto di guadagnato.
(Thomas Marra)