I – Gli operai della Thyssenkrupp, in una lettera, esprimono rammarico per lo stato di abbandono in cui sono stati lasciati da tutte le istituzioni.
I 13 operai della Thyssenkrupp, che si sono costituiti parte civile e non sono ancora stati ricollocati sul lavoro, sono amareggiati, si sentono abbandonati da tutti e da tutte le istituzioni. Anche dal presidente Napolitano. E’ quanto emerge, come scrive L’Unità, in una lettera di 13 lavoratori del gruppo che, tra le altre cose, hanno chiesto un incontro in Regione Piemonte perché «venga prolungato per loro il periodo di cassa integrazione in deroga» così «come previsto – si legge nella lettera – dagli accordi tra Azienda e Enti locali».
A loro sarebbe stata negata la possibilità di lavorare «in quanto siamo visti come “scomodi” per la nostra presa di posizione contro la multinazionale tedesca, ma anche a causa della colpevole assenza delle Istituzioni, a tutti i livelli». Neanche il capo dello Stato avrebbe preso realmente in considerazione il loro caso, nonostante «il commovente discorso di fine anno del 2007 dedicato ai 7 operai morti».
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Scrivono gli operai: «Tanta commozione per il rogo e i morti, ma siamo senza lavoro, nulla ha fatto per migliorare la situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro facendo valere il peso del suo ruolo sulla politica». E, come Napolitano, nulla sarebbe stato fatto di concreto dal presidente piemontese Cota, «che sbandiera ai quattro venti un programma tutto incentrato sulla difesa dei posti di lavoro per i lavoratori del Piemonte» né dal Comune di Torino «che nelle persone del sindaco Chiamparino e del suo vice Tom Dealessandri, ci ha del tutto ignorato».