L’approvazione definitiva al Senato della legge “incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia” è una buona notizia. Anzitutto è positivo il fatto che sia avvenuta con larghissima maggioranza e sulla base di una proposta bipartisan elaborata dall’Intergruppo per la sussidiarietà. Si tratta di un segno, anche se parziale, che il lavoro dell’Intergruppo produce risultati utili in ambito parlamentare. Una espressione, così ampiamente condivisa, del Parlamento non è frequente di questi tempi; ci auguriamo che il buon esempio abbia seguito.
La legge è un segnale positivo anche per l’obbiettivo che persegue. Si vuole favorire con incentivi fiscali il ritorno in Italia di giovani talenti che hanno operato all’estero e che vogliono essere utili nel nostro paese. I dati dimostrano come il loro numero sia consistente e purtroppo in crescita, perché il nostro Paese non si mostra abbastanza accogliente nei loro confronti.
Il problema non è che molti giovani vadano all’estero, anzi questo di per sé è positivo; il guaio è che spesso sono costretti a rimanervi, per un contesto sfavorevole, anche se avrebbero intenzione di tornare in patria, e anche se potrebbero apportare al nostro Paese preziosi contributi di conoscenza e di esperienza.
Gli incentivi al rientro di tipo fiscale previsti dalla legge sono consistenti (le tasse sul reddito prodotto sono ridotte al 30% per i lavoratori e al 20% per le lavoratrici). Questi incentivi non rimuovono tutti gli ostacoli al rientro dei nostri talenti che dipendono da molte condizioni di contesto. Tuttavia possono fare la differenza e fungere da apripista a un processo che sarà importante monitorare per migliorarlo nel tempo.
La platea interessata agli incentivi riguarda una varietà di soggetti, non solo ricercatori, ma in generale persone di alta qualificazione e con una consolidata esperienza di lavoro. L’incentivo si dirige a tutti i tipi di lavori, dipendenti, autonomi, professionali e di impresa.
Anche questo è un contenuto positivo e moderno della legge: perché tutti questi lavori sono preziosi e possono contribuire allo sviluppo del paese. Inoltre, la legge è aperta ai cittadini europei che hanno risieduto in Italia per 24 mesi e lavorato altrove e che vogliono rientrare nel nostro paese. Questa novità costituisce un valore aggiunto al provvedimento perché promuove la circolazione e l’attrazione dei talenti nel nostro paese, in un’ottica europea.
Ora è importante che la legge sia fatta conoscere al numero più ampio possibile di destinatari. L’impegno coinvolge tutti, imprese e istituzioni e associazioni che seguono la presenza degli italiani all’estero.
Un ruolo particolare spetta agli uffici consolari italiani all’estero, sia per far conoscere le opportunità della legge, sia per agevolare con gli adempimenti necessari l’effettivo rientro dei talenti potenzialmente interessati.