La proposta di prolungare di 26 settimane la cassa integrazione ordinaria ha finito per aprire una polemica abbastanza esplicita tra il Governo, nella persona del ministro Maurizio Sacconi, e la maggioranza della Commissione Lavoro della Camera. Si tratta dunque di una storia che merita di essere raccontata da parte del sottoscritto che – suo malgrado – è stato uno dei protagonisti.



Cominciamo dall’inizio. L’opposizione chiede di avvalersi del regolamento per calendarizzare per l’Aula, prima delle elezioni, un blocco (sei) di progetti di legge che prefiguravano una riforma degli ammortizzatori sociali. Chi scrive è nominato relatore in sede referente in Commissione Lavoro. Fin dalle prime battute emergono subito degli ambiti di possibile convergenza.



I deputati del Pd si rendono conto che la loro posizione è insostenibile. Il progetto di riforma è tanto ampio e oneroso da non avere alcuna possibilità di successo. Tuttavia, sono combattuti tra la tentazione di promuovere una mossa solo propagandistica e la ricerca di qualche soluzione de minimis.

La maggioranza dal canto suo vuole evitare di portare in Aula il pacchetto sia pure con un parere negativo prima delle elezioni, e, nello stesso tempo, dispone di limitatissimi margini d’iniziativa. Su proposta del Pd vengono individuate alcune priorità: 1) trovare un modo di corrispondere le competenze arretrate ad aziende che non riscuotono da mesi lo stipendio (il caso Eutelia); 2) migliorare i trattamenti dei co.co.co; 3) raddoppiare la durata della cig ordinaria.



Il sottoscritto, in funzione di relatore, si mette al lavoro e riesce a trovare delle soluzioni condivise per i primi due punti. Alla fine, quando ormai le circostanze lasciano intendere che è praticamente impossibile andare in Assemblea prima delle elezioni regionali, il relatore decide di proporre un intervento anche sulla cig ordinaria, accogliendo per metà (altre 26 settimane in più) la richiesta dell’opposizione.

La maggioranza è convinta, infatti, che la Commissione bilancio chiederà chiarimenti determinando così il rinvio a dopo le elezioni del problema. Nello stesso tempo, però, la maggioranza realizza un obiettivo non da poco: i sei bellicosi progetti dell’opposizione vengono distillati in soli 5 articoli messi a punto dal relatore, per di più votati all’unanimità in Commissione Lavoro. Il testo, poi, viene inviato alle altre Commissioni per il parere di competenza.

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L’operazione ha un riscontro inatteso e imprevedibile sui media e soprattutto incontra una valutazione fortemente contraria da parte del ministro Sacconi, il quale non esita a rendere pubblico il suo dissenso. Sul piano del metodo è difficile dare torto al ministro. Il relatore non lo aveva informato della sua intenzione di intervenire sulla cig ordinaria (anche se gli uffici erano al corrente).

 

Al momento del voto il rappresentante del Governo era atteso in Commissione ma non gli era stato possibile partecipare. Non sembra a chi scrive conveniente, tuttavia, aver espresso un’opinione contraria prima ancora che la Commissione bilancio si pronunciasse (e prima delle elezioni). In questo modo non ci ha guadagnato nessuno: la maggioranza della Commissione Lavoro è stata sconfessata dal ministro, il quale, a sua volta, si è esposto alle critiche dell’opposizione che ha buon gioco a mettere in evidenza i problemi tra la maggioranza e il Governo.

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