Il nostro Primo Maggio non poteva quest’anno non partire da Rosarno, cittadina calabrese che è stata teatro della drammatica protesta contro le inumane condizioni di vita in cui da troppo tempo vengono tenuti i lavoratori immigrati.

Se da un lato la magistratura e le forze dell’ordine devono proseguire nella lotta allo sfruttamento e al lavoro nero, dall’altro lato occorre una forte mobilitazione sociale per spezzare la lunga catena di abusi, illegalità,caporalato, negazione dei diritti dei lavoratori.



È possibile farlo se le parti sociali, la politica, le istituzioni a ogni livello assumono per intero il peso e la responsabilità di praticare interventi a favore dell’integrazione, della solidarietà e dell’accoglienza nella legalità. Il sindacato è unanimemente deciso a combattere la più ferma battaglia per i diritti degli immigrati non solo in una terra tormentata e difficile come la Calabria, ma in tutto il Sud e in tutta Italia.



Si tratta di un’emergenza nazionale cui far fronte puntando decisamente alla regolarizzazione di tutti coloro che lavorano nel sommerso. È un provvedimento necessario non solo per assicurare le basi della integrazione culturale e civile, ma soprattutto per combattere le sacche di economia “nera” che aggravano le già precarie condizioni della crisi italiana.

Quando parliamo di lavoro, legalità, e infrastrutture da garantire per la economia del Sud, sappiamo di porre un tema di interesse generale che non può essere dimenticato, pena l’aumento delle già gravi divisioni – economiche, civili, morali – esistenti nel nostro paese.



Di fronte alla gravità del problema, il mondo politico non può stare alla finestra come purtroppo sta facendo quando “parla d’altro” e alimenta lo sterile bisticcio tra i suoi leaders di maggioranza e opposizione.

Lo ha detto più volte il Presidente della Repubblica, Napolitano e la Cisl è pienamente d’accordo: ci vuole una responsabile convergenza di impegni in cui ogni parte politica e sociale deve saper fare la sua parte per mettere in moto la ripresa economica.

Al di là delle divergenze che tuttora permangono nel sindacato, fa piacere ed è un segnale importante, che le associazioni dei lavoratori trovino la forza di scendere in campo assieme il Primo Maggio per garantire la difesa del lavoro nel Mezzogiorno e assicurare al nostro paese quella convergenza di impegni necessaria a fronteggiare la crisi economica.

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Se il nostro comune obbiettivo è quello di garantire i diritti umani e di accoglienza nel pieno rispetto della Convenzione di Ginevra del 1951, resta di fondamentale importanza l’impegno per assicurare per legge il diritto di voto a coloro che lavorano e pagano le tasse nel nostro paese, assieme alla riforma della legge sulla cittadinanza per i figli di immigrati nati e cresciuti in Italia.

 

Non è possibile restare imprigionati nella logica inaccettabile di chi legifera sugli immigrati quasi allo scopo di “punire lo straniero”. Noi vogliamo incoraggiare chi in Italia svolge attività lavorativa, perché possa finalmente entrare a titolo paritario nella nostra comunità civile. E anche per questo ci battiamo perché le competenze per il rinnovo del permesso di soggiorno siano trasferite agli enti locali al fine di facilitare le pratiche di inserimento e di accoglienza.

 

Ma i gravi episodi di sfruttamento e i tumulti accaduti a Rosarno non rappresentano il triste risultato di una unica “mela marcia” . Essi sono lo spioncino rosso di una grave situazione in cui versa in genere il nostro paese, e in particolare il Mezzogiorno, per il dilagare del lavoro sommerso e lo strapotere di associazioni criminal-mafiose che condizionano lo sviluppo.

 

Le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno convocato la festa del Primo Maggio a Rosarno proprio per dire “no!” alle prepotenze e alle illegalità. Ma soprattutto per lanciare un monito e un appello ad allargare la rete della solidarietà: la piena attuazione di riforme condivise per la integrazione e i diritti degli immigrati devono entrare a far parte dell’agenda di tutte le forze politiche, sociali ed economiche italiane.

 

La manodopera extracomunitaria è sempre stata una risorsa preziosa per l’economia del nostro paese. E sempre più deve acquisire diritti di cittadinanza, senza restare preda di un intollerabile sfruttamento occulto, spesso legato alle forme più diverse della criminalità, che sono la vera minaccia da eliminare per il progresso democratico e civile.

 

Da Rosarno, da tutte le piazze italiane, in questo Primo Maggio, il sindacato rinnoverà le sue proposte. Tocca al Governo e alle forze politiche saperle raccogliere, per costruire insieme un paese più giusto, più solidale, fondato sui valori del lavoro e della democrazia.