Con le misure introdotte nel decreto del 28 maggio scorso il Governo completa un disegno di revisione del sistema pensionistico, che si è svolto durante i primi due anni della legislatura, con intermittenza, ma sempre con effetti di carattere strutturale.

Il primo intervento ha riguardato, nel 2008, l’abolizione di ogni residua forma limitativa della possibilità di cumulare pensione e redditi di lavoro. Poi, nel corso del 2009, il Governo ha provveduto alla definizione dei nuovi coefficienti di trasformazione (i parametri che, moltiplicati per il montante individuale accreditato nel modello contributivo, consentono di determinare l’importo del trattamento in relazione dell’età di pensionamento e dell’attesa di vita) garantendo così una delle condizioni indispensabili per il controllo e la sostenibilità della spesa. Peraltro, tale definizione è avvenuta in continuità con quanto predisposto dal precedente Governo che aveva già provveduto al calcolo dei nuovi coefficienti nella legge n.247 del 2007.



Sempre nel 2009 sono state assunte altre due misure importanti: a) l’età di vecchiaia delle dipendenti pubbliche è stata gradualmente allineata con quella degli uomini (raggiungerà i 65 anni nel 2018 se non interverranno norme di accelerazione come era stato ipotizzato); b) a partire dal 2015 i requisiti anagrafici di pensionamento verranno adeguati automaticamente alle dinamiche dell’attesa di vita, sulla base di un regolamento varato nei giorni scorsi dai ministri Sacconi e Tremonti.



Infine, nel decreto legge è contenuta una ridefinizione del sistema delle finestre che, in pratica, determinerà, a partire dal 2011, grazie a un modesto innalzamento dell’età pensionabile, dei significativi risparmi: 360 milioni nel 2011, 2.600 milioni nel 2012, 3.500 milioni nel 2013, quando – lo ricordiamo per inciso – andrà a regime la revisione del pensionamento di anzianità come disposto (con le quote e la soglia minima obbligatoria d’età anagrafica) dalla legge n.247 del 2007.

La disposizione contenuta nella manovra produrrà una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica sul Pil pari allo 0,2% dal 2013 al 2030, e dello 0,1% in seguito. Che cosa sono le “finestre” ? Si tratta dei periodi dell’anno in cui è consentito il pensionamento a chi ne ha maturato i requisiti. Lo schema vigente fino alla fine dell’anno in corso è il seguente



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Dal 2011, invece, il meccanismo diventa più semplice e flessibile in tutte le tipologie pensionistiche. I lavoratori dipendenti potranno esercitare il loro diritto alla quiescenza trascorso un anno dalla maturazione dei requisiti; gli autonomi e parasubordinati trascorsi 18 mesi. Ovviamente per calcolare il “sacrificio” è corretto detrarre dal nuovo criterio il vecchio. Si vedrà così che, per l’anzianità, nel caso del lavoro dipendente, si tratta dell’allungamento, in media, di soli tre mesi. Per gli autonomi di sei. Più lungo è il prolungamento nel caso della vecchiaia.

 

Nel settore della scuola restano in vigore le regole attuali. Sono, altresì, esentati dall’applicazione delle nuove norme i lavoratori in mobilità (nel limite di 10mila casi) o collocati in taluni fondi straordinari di solidarietà (credito e assicurazioni). Le nuove disposizioni non si applicano altresì a coloro che avevano in corso il periodo di preavviso alla data del 30 giugno 2010 e che maturino i requisiti d’età anagrafica e di anzianità contributiva entro la data di cessazione del rapporto di lavoro e a coloro viene meno il titolo abilitante allo svolgimento dell’attività lavorativa per raggiungimento di limite di età.

 

È previsto un giro di vite anche sulle pensioni di invalidità civile, un settore “scappato di mano” se si pensa che nel 2010 annovera 2,7 milioni di trattamenti (pensioni e indennità di accompagnamento) per un onere di 17 miliardi. È elevato dal 74% all’85% il grado utili di invalidità e saranno predisposti piani più efficaci di accertamento e verifica per 200mila trattamenti l’anno.

 

Veramente significativa – anzi quasi stupefacente nella realtà italiana – è la costituzione di un “polo della salute e della sicurezza” che rappresenta la risposta istituzionale nella lotta per la tutela psicofisica dei lavoratori. L’Inail assorbirà l’Ipsema (ente per i marittimi) e l’Ispels.

 

Che dire in conclusione ? Gli interventi vanno bene, soprattutto perché si danno appuntamento con tutte le novità destinate a entrare in vigore tra il 2013 e il 2015. Resta in chi scrive una domanda che porta con sé anche una punta d’amarezza. Le pensioni sono finite nella manovra a “fare cassa”: non poteva essere altrimenti. Se gli interventi di oggi fossero stati assunti – magari insieme a qualche altro – l’anno scorso, i risparmi sarebbero potuti servire per qualche riforma degli ammortizzatori sociali. Ma il Governo sosteneva che la questione pensioni meritava solo di essere archiviata.