È la giornata della vittoria dei “sì”, ma la Fiom esce dal referendum a testa alta. E la Cgil cerca di ritrovarsi unita almeno nell’analisi dei risultati. «L’esito del referendum dimostra che con l’autoritarismo non si risolvono le questioni della condivisione delle scelte e il consenso per un governo dei difficili processi che la crisi e la globalizzazione impongono», si legge nel documento conclusivo del direttivo di oggi. Approvato con 98 voti favorevoli su 114.
La giornata a Corso Italia era iniziata con un faccia a faccia fra il segretario del sindacato Susanna Camusso e il leader Fiom Maurizio Landini. Un incontro «cordiale», dicono dalla confederazione, durato più di un’ora. poi la riunione del direttivo, per fare il bilancio della battaglia referendaria a Mirafiori.
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Il documento definisce il referendum una «battaglia di libertà contro le degenerazioni autoritarie dell’azienda». Un contributo generale alla politica italiana, visto che «La democrazia sindacale è parte integrante della democrazia del Paese».
Prossimo obiettivo la battaglia per la rappresentanza sindacale in Fiat, uno dei punti caldi nel dibattito sul referendum: l’obiettivo è mettere «al centro la libertà per i lavoratori di scegliere da chi farsi rappresentare, con regole che sanciscano certezza ed esigibilità negoziale e verifica democratica certificata o referendaria sul mandato e la conclusione degli accordi».
Si auspica anche un riavvicinamento tra i sindacati confederali, in rotta dopo lo scontro sull’accordo con Fiat: si deve superare, dice il documento, «la difficile situazione nelle relazioni tra organizzazioni sindacali e tra queste e la rappresentanza delle imprese, incontrata nel corso di questi anni». Intanto però la Cgil si impegna a sostenere unita lo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto per il 28 gennaio.