L’Organizzazione internazionale del lavoro ha dipinto la situazione del lavoro giovanile a tinte fosche.

L’Organizzazione internazionale del lavoro ha scattato una fotografia ben poco rassicurante sul mondo giovanile a livello globale. La generazione attuale è piena di precari, poveri o disoccupati. Nel 2010 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si è attestato al 12,6%, 2,6 volte maggiore rispetto al tasso di disoccupazione adulta, con ben 78 milioni di giovani senza impiego, molti di più del periodo pre-crisi, prima del 2007, quando erano 73,5 milioni, al di sotto – in ogni caso – degli 80 milioni del 2009.



Sono circa 205 milioni, poi, le persone attualmente disoccupate, 27,6 milioni in più rispetto al 2007, prima della crisi. Attorno al 2011 il numero si dovrebbe ridurre a 203,3 milioni. Significativa la differenza tra Paesi avanzati e in via di sviluppo. Più della metà dei posti perduti riguarda i primi, e l’Unione Europea, sebbene nel Vecchio Continente vi risieda solo il 15 per cento della forza lavoro mondiale.



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Benché il Pil, e gli indicatori legati al commercio e alla esportazioni abbiano dato, negli ultimi mesi segnali di ripresa, moltissimi giovani, nei Paesi sviluppati sono senza lavoro, mentre nei Paesi in via di sviluppo nuovi impieghi, spesso, non costituiscono condizioni di vita migliori.

 

Meno lavoro e lavori qualitativamente non migliori. Il tasso di precariato, ad esempio, non è cresciuto, ma fino al 2007 si andava man man affievolendo. Oggi, inoltre, ci sono ben 40 milioni di lavoratori poveri (che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno) in più, con un aumento dell’1,6 per cento al 2007.