Le imprese ancora all’attacco nei confronti del governo. Dopo il manifesto di Confindustria, a cui avevano aderito numerose realtà imprenditoriali, ieri più o meno le stesse realtà (Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle cooperative, Rete Imprese Italia) hanno mandato una lettera al presidente del Consiglio incalzandolo a prendere provvedimenti per affrontare la crisi del lavoro e dell’economia. L’invito è a “un chiaro segnale di inversione di marcia”, un appello al fare per superare una fase difficile perché, in definitiva, “il tempo è scaduto”. Le imprese sottolineano che da parte del governo non è arrivata alcuna risposta al loro appello e nessuna forma di dialogo è stata intrapresa come invece era stato richiesto e come lo stesso Berlusconi aveva lasciato intendere. Nel manifesto di ripresa presentato circa due settimane fa si chiedeva di affrontare cinque punti fondamentali per le imprese: spesa pubblica e pensioni; riforma fiscale (meno tasse su lavoro e imprese, anche con la disponibilità ad una piccola patrimoniale); liberalizzazioni; cessioni di patrimonio pubblico; infrastrutture ed energia. La nuova lettera sottolinea invece che visto che il governo è impegnato nella definizione di un nuovo decreto per lo sviluppo, il governo stesso prenda in considerazione quanto chiedono le imprese e che le imprese stesse siano invitate a partecipare alla messa a punto del decreto. Ad esempio, si chiede che nel decreto ci siano “misure strutturali e credibili” che permettano una inversione del senso di marcia: “L’Italia ha mezzi, risorse, intelligenze per risalire la china”. Ma il tempo è ormai quasi scaduto e ogni ulteriore perdita di tempo danneggia gravemente le imprese e di conseguenza l’occupazione. Senza rispondere direttamente a Confindustria, Berlusconi ha comunque detto proprio in queste ore che il governo ha seri problemi a definire il decreto sviluppo. Il problema, come ha detto il capo del governo, è che “non ci sono soldi: abbiamo seri problemi a trovare le risorse finanziarie, stiamo cercando di inventarci qualcosa”. I tempi potranno comunque essere lunghi.
Per Berlusconi il testo del decreto sarà varato solo quando esso sarà convincente; in questo senso non c’è alcuna fretta, ha aggiunto. Intanto ha lasciato intendere di essere contrario alla tassa patrimoniale che invece richiedono le imprese: sono contrario, ha detto.