Dal primo gennaio 2012, Fiat e Fiat Industrial usciranno come noto da Confindustria. Per la Confederazione Generale dell’Industria Italiana, l’uscita di Fiat potrebbe comportare mancati incassi per 5 milioni di euro in contributi, suddivisi tra l’organizzazione centrale di Roma e la quarantina di associazioni provinciali e di categoria a cui le aziende del gruppo torinese sono associate. Non è certamente un fulmine a ciel sereno, anche se dopo la firma dell’accordo interconfederale di 2 settimane or sono, lo stupore tra i protagonisti non manca.
Ripercorriamo le tappe di questa rottura. Dopo il nuovo piano Fabbrica Italia e la conseguente decisione di investire 20 miliardi di euro, Fiat annuncia di voler ridefinire gli accordi aziendali per necessità legate all’organizzazione del lavoro. Si parte da Pomigliano e il 15 giugno si giunge a un accordo tra Fiat e Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl metalmeccanici. All’intesa non ha aderito la Fiom-Cgil.
Si apprende che la newco Fabbrica Italia – la nuova società costituita dall’azienda torinese per gestire l’accordo del 15 giugno – non sarà iscritta all’Unione Industriale di Napoli e sarà controllata da Fiat Partecipazioni, che non è iscritta a Confindustria, come è stato spiegato al tavolo al quale hanno partecipato le parti sociali, ma non i delegati Fiom-Cgil.
Proprio il contratto del 29 dicembre 2010 segna l’inizio della battaglia legale della Fiom-Cgil. Dopo Pomigliano, nuovo accordo separato a Mirafiori. Le intese sono firmate da Fiat e gli altri sindacati, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl metalmeccanici.
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil firmano un accordo sulla rappresentatività delle sigle sindacali e l’esigibilità dei contratti aziendali. Si stabilisce che se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle Rsu (le Rappresentanze sindacali unitarie), le norme sono efficaci erga omnes (nei confronti di tutti) e vincolano le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’intesa. Se, invece, i firmatari sono le Rsa (le Rappresentanze sindacali aziendali), il contratto aziendale ha efficacia vincolante erga omnes se sottoscritto da sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori. In questo caso, l’accordo può poi essere sottoposto a referendum a richiesta di una delle organizzazioni sindacali aderenti all’intesa interconfederale oppure del 30% dei lavoratori dell’azienda.
Nella famosa lettera della Bce al governo italiano, le indicazioni per far fronte alla nostra crisi del debito sono chiare: “Riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione”.
Con la manovra finanziaria correttiva (legge 148), il governo introduce all’articolo 8 l’erga omnes per legge e la possibilità di derogare ad alcune norme (tra cui anche sul licenziamento e l’obbligo di reintegro) attraverso intese tra le parti. Le nuove misure, richieste anche dalla Bce nella lettera al governo, danno luce agli accordi Fiat.
Le parti sociali firmano definitivamente l’accordo del 28 giugno. Con una nota comune, viene ribadito che le materie delle relazioni industriali e della contrattazione sono affidate all’autonoma determinazione delle parti. Così rispondono Confindustria e Sindacati alle disposizioni previste in materia di rapporti di lavoro dall’articolo 8 della manovra finanziaria. Fiat legge quella nota come la volontà di non dare seguito all’articolo 8.
L’uscita di Fiat da Confindustria rischia di segnare un passaggio dirompente. D’altra parte, aziende grandi e piccole hanno nell’ultimo anno fatto scadere la tessera dell’Associazione degli Industriali. Altre hanno annunciato la loro dipartita: Ibm, Ansaldo, Fincantieri. Al di là dell’aspetto economico, il distacco di Fiat potrebbe rappresentare una dolorosa lacerazione che lascerà a Confindustria gravi conseguenze da risolvere. Tutto il mondo della componentistica dell’auto – al di là dell’eterogeneo settore metalmeccanico – potrebbe ritirarsi. È difficile pensare a un contratto Fiat e a un contratto del restante sistema automobilistico.