Il sistema contributivo pro rata  promette di essere il fulcro della riforma delle pensioni del nuovo Governo di Mario Monti. Il nuovo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ne è infatti una grande sostenitrice. Nello scorso agosto, quando nel corso del dibattito sulla manovra finanziaria bis la Lega aveva posto il suo veto a qualsiasi modifica nel campo delle pensioni, la Fornero spiegava che Bossi e il suo partito stavano percorrendo una strada che rischiava di condannare le nuove generazioni e che per cambiare le cose non era necessaria una riforma, ma mettere in atto ciò che in passato era stato deciso, in maniera condivisa dagli schieramenti politici, per il futuro assetto delle pensioni: il metodo contributivo. Secondo il neo ministro, i vantaggi di questo sistema sarebbero in particolare quelli di restituire a chi va in pensione i contributi (capitalizzati) versati nel corso della vita lavorativa, con una sorta di premio nel caso di spostamento in avanti dell’età di entrata in quiescenza.



Ma perché allora sarebbe necessario cambiare le cose quando in realtà la stessa Fornero ammette che l’introduzione del sistema contributivo è già stata approvata in passato? Semplice: in effetti nel 1995 si decise di cominciare a calcolare le pensioni su base contributiva. Ma non per tutti: chi al 31 dicembre di quell’anno aveva maturato almeno 18 anni di contributi avrebbe continuato a godere del regime retributivo. Quest’ultimo prende in considerazione, ai fini del calcolo dell’ammontare della pensione, gli ultimi dieci anni di retribuzioni di un lavoratore. E quasi sempre un lavoratore nel corso della sua vita lavorativa riesce a fare carriera e ad aumentare il suo stipendio. Ovviamente, il sistema retributivo è più oneroso per lo Stato e spesso iniquo. Come è poi facile intuire, garantire il sistema retributivo a chi aveva 18 anni di contributi, voleva dire di fatto garantirlo a chi era giunto a metà della propria vita lavorativa e non solo a chi era prossimo alla pensione e aveva fatto i suoi calcoli secondo il sistema precedentemente in vigore.



Le cose potrebbero cambiare molto presto: sempre ad agosto, infatti, Elsa Fornero spiegava che occorre che il sistema contributivo venga attuato in Italia in maniera immediata, universale e pro rata.

Immediata: il contributivo deve entrare in vigore subito, il 1° gennaio 2012. Universale: il sistema deve essere applicato a tutti i lavoratori, siano essi uomini, donne, dipendenti, autonomi, professionisti o politici. Pro rata: significa che il metodo riguarderà soltanto l’anzianità futura, indipendentemente dal numero di anni residui di attività. Non è quindi in discussione l’anzianità pregressa, così come i trattamenti di chi è già in pensione. L’introduzione del sistema contributivo, secondo Elsa Fornero, darebbe risparmi immediati di alcuni miliardi di euro l’anno e darebbe un incentivo ai lavoratori di restare a lavorare.



La riforma di Elsa Fornero si completerebbe con l’innalzamento dell’età per andare in pensione (fissata nel 1995 nella fascia 57-65 anni) a 63-70 anni. Cosa che permetterebbe di portare nel 2026 l’età pensionabile sopra i 67 anni su cui finora l’Italia si è impegnata nella sua lettera all’Ue.

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