Uno dei primi provvedimenti del governo Monti riguarderà, con ogni probabilità, le pensioni. Il “super ministro” del Welfare, Elsa Fornero (ha anche la delega alle Pari opportunità), dopo aver esposto la sua proposta alle parti sociali, riformerà l’uscita dal lavoro, introducendo il criterio del “pro-rata contributivo”. «Credo che sia la soluzione migliore, specie nell’ottica di mettere a punto una misura connotata da caratteristiche equitative», spiega, interpellata da ilSussidiario.net Paola Olivelli, professoressa di Diritto del lavoro presso l’Università di Macerata.«Il sistema retributivo – continua -, infatti, presenta un carattere fortemente sperequativo rispetto a coloro la cui pensione viene calcolata su base contributiva». Il motivo è ormai noto: «il metodo retributivo si applica calcolando l’assegno pensionistico sugli ultimi  dieci anni di carriera, tentando, quindi, di mantenere la pensione ad un livello analogo agli ultimi stipendi percepiti, a prescindere dai contributi versati in precedenza; il metodo contributivo, invece, tiene conto della media dei contributi effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa».



A oggi, il sistema retributivo continua ad applicarsi a quei lavoratori che, al 31 dicembre del 1995, avevano maturato almeno 18 anni di contributi. Tutti gli altri, invece, sono passati al contributivo. Il quale, se entra in vigore la misura proposta dal governo Monti, sarà applicato anche agli anni lavorativi restanti alla prima categoria. «Chi si è abituato all’idea di andare in pensione con il sistema retributivo si troverà di fronte ad un brusco cambiamento. Che, del resto, non è procrastinabile». Secondo la professoressa, tuttavia, il problema decisivo rimane quello delle pensioni di anzianità. «Siamo ancora gli unici ad averle. Se erano giustificate negli anni in cui erano state introdotte, quando c’erano persone che iniziavano a lavorare anche a 12 anni, oggi non lo sono più. Con il divieto di lavorare prima di una certa età e l’innalzamento dell’obbligo scolastico, sono ben pochi, ormai, quelli che hanno iniziato a lavorare molto presto». Qualcuno teme che il pro rata venga applicato anche alle pensioni già maturate con il sistema retributivo.



Un decreto, per esempio, potrebbe stabilire che chi è già in pensione debba, d’ora in avanti, ricevere un assegno di importo pari a quello che avrebbe ottenuto se fosse andato in pensione con il contributivo. «Molti giuristi sostengono che in materia di previdenza sociale non esistono diritti acquisiti. Ma questo vale per chi ancora sta lavorando. Quelli di chi, invece, è già andato in pensione sono diritti acquisiti. Dal punto di vista tecnico-giuridico, quindi, si tratta di un’ipotesi impraticabil».

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