Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha detto che la riforma delle pensioni esiste già, è già stata fatta, occorre solo accelerare i tempi della messa in pratica. Attesa dunque per scoprirne i dettagli, anche se ormai le indicazioni di massima sul suo contenuto appaiono abbastanza chiari. Tra le misure previste, ci dovrebbe anche essere un piano di innalzamento più rapido dell’età pensionabile per le donne. Un anticipo cioè dal 2012 del meccanismo di aggancio all’aspettativa di vita e del percorso per elevare la soglia di vecchiaia delle donne del settore privato, possibilmente in tempi più stretti del previsto come chiede il ministro. Secondo Luca Spataro, professore associato di economia politica all’Università di Pisa, contattato da IlSussidiario.net, «è evidente che d’ora in avanti il calcolo sarà puramente attuariale con lo scopo cioè di eliminare prima possibile ogni tipo di “regalo” previdenziale». In quest’ottica, dice ancora Spataro, di un contributivo l’età di pensionamento diventa neutrale. Ovviamente, aggiunge, senza una indicazione ufficiale di questo e altri passaggi della riforma previdenziale, si rischia oggi di fare dell’allarmismo, quando non è possibile vedere tutta l’ipotesi nel suo insieme: «La riforma del sistema va vista nella sua interezza», dice. Ciò nonostante, è possibile indicare qualche punto significativo. Secondo Spataro, «con il sistema contributivo, ritardatare l’età di pensionamento porta dei vantaggi significativamente maggiori che con il retributivo». Questo perché «ciascun anno di lavoro in più dà un aumento in percentuale maggiore del metodo retributivo; con il metodo retributivo si ha un 2% in più sul salario, con il contributivo se è vero che si parte da percentuali più basse, una persona che ha lavorato 35 anni, per esempio, a 62 anni avrà un rapporto pensione/ultimo salario più basso». Però, spiega Spataro, «se rimane qualche anno in più al lavoro questo anno in più gli darà una percentuale aggiuntiva in termine di pensione sul salario più alto di circa un 4%». Tutto ciò sarà possibile solo quando andrà a pieno regime tutto il calcolo contributivo: con il sistema pro rata questo vantaggio è più basso se non addirittura in perdita. Dunque il possibile innalzamento dell’età pensionabile per le donne porta un contenuto positivo? «Bisogna vedere bene i conti. Se questo calcolo attuariale migliora il rendimento con un anno aggiuntivo di lavoro, allora questo potrebbe essere accettabile. Il sistema contributivo di partenza potrà dare pensioni più basse a parità di età, però se si allunga di pochi anni il periodo di lavoro si potrebbe recuperare questo gap».
Un sistema equo: «Dal punto di vista del calcolo attuariale non sarebbe né un regalo, né una penalizzazione, ma semplicemente un principio di equità». Conclude Spataro: «La riforma del sistema va vista nella sua interezza: accanto a un’introduzione del pro rata ci dovrebbero essere contro partite evidenti di vantaggio a favore delle giovani generazioni e qualche cosa sulla previdenza integrativa, come ha suggerito anche Bonanni parlando di una previdenza complementare anche pre i precari».