L’ex sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, cerca di interpretare l’attacco di Susanna Camusso al nuovo ministro del Welfare e al Governo di Mario Monti in generale sulla riforma delle pensioni. La leader della Cgil, in un’intervista a Il Corriere della Sera, parla di una cosa “gravissima sulle pensioni”. Spiega Susanna Camusso: “Nella riforma c’è una norma programmatica che affida a una commissione di studiare la possibilità che i lavoratori spostino una parte dei contributi previdenziali dal sistema pubblico alle assicurazioni private. Questa è una riforma per smontare il pilastro delle pensioni pubbliche”. Susanna Camusso conclude con una accusa piuttosto dura: “Che senso ha tutto questo? Quello di regalare il sistema alle assicurazioni”.
Che ne pensa?
Che i sindacati abbiano motivo di lamentarsi in questa situazione, sulla riforma delle pensioni, non c’è alcun dubbio. Ma bisognerebbe esattamente comprendere di quanta parte di contributi previdenziali si sposterebbero dal sistema previdenziale a quello assicurativo privato. Io credo che tre punti di percentuale si possono spostare, con l’assenso dei lavoratori. Del resto questo è avvenuto con l’introduzione delle pensioni complementari e, a quanto mi risulta, i sindacati sinora non si erano lamentati. Forse questa polemica si basa su altre informazioni.
A suo parere, l’impianto pensionistico deve avere innanzitutto un solido asse pubblico? Deve poggiare su un architrave statale?
Ci mancherebbe altro che non ci fosse una previdenza pubblica forte. Questo è un fatto indispensabile nel sistema previdenziale, per le pensioni. Il che non significa, che una volta ben informati individualmente i lavoratori, si possano spostare alcuni punti di contributi nel sistema complementare. Ma oggi, per tutto questo bisogna fare molta attenzione. Credo che tutti siano ormai consapevoli della situazione economica e finanziaria a livello mondiale. È proprio questo che consiglia una certa prudenza.
Per quale ragione esattamente?
Nel momento in cui si passa a una previdenza complementare, anche per solo qualche punto di contributo, si passa, con quella quota, al cosiddetto sistema della capitalizzazione. Ma a questo punto si è soggetti all’andamento dei mercati, si entra in un’altra valutazione, in un’altra forma. Ecco perché, anche di fronte alla possibilità di un sistema previdenziale integrato, oggi occorre avere la massima prudenza. Basta appunto guardare come stanno andando i mercati in questo momento, per rendersi conto che non si può di certo affidarsi alla cieca al sistema della capitalizzazione. Visto l’andamento dell’economia e soprattutto della situazione finanziaria, è inevitabile sottolineare l’indispensabilità di una previdenza pubblica forte.
Probabilmente i sindacati si sentono in questo momento esclusi da ogni tipo di concertazione e aprono il “fuoco” sul governo e sul ministro del Welfare.
Non entro nel merito della questione e non so esattamente i termini del contenzioso in atto. A mio parere, ripeto, sulle pensioni il Governo deve rivedere alcune cose. Poi bisognerebbe interpretare esattamente il pensiero e le intenzioni del ministro. Credo che lo spostamento in percentuale di quote dei contributi dal sistema di previdenza pubblica a quello complementare, cioè alla gestione di assicurazioni private, non può, in un momento come questo, essere facilmente ampliato e soprattutto va valutato attentamente con molta prudenza.
(Gianluigi Da Rold)