Tutti ricorderanno le ormai celebri lacrime di Elsa Fornero durante la conferenza stampa di presentazione della nuova manovra finanziaria. Il ministro del Lavoro era infatti quasi scoppiata in lacrime mentre illustrava i provvedimenti riguardanti la riforma delle pensioni, incapace di pronunciare la parola “sacrificio”. È stato poi il Premier Mario Monti a rompere il silenzio mentre i clic dei fotografi immortalavano il volto commosso della Fornero, per spiegare che il sacrificio richiesto riguardava il blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Adesso però quelle lacrime cominciano a perdere significato, dopo che è stato reso noto che, attraverso un cavillo legale, i ministri del governo Monti potranno usufruire di una pensione alquanto sostanziosa. In pratica chi lavorava nel settore pubblico potrà continuare a percepire una retribuzione invariata, a patto che non superi l’indennità parlamentare. Quindi sarà possibile scegliere se ricevere un’indennità da ministro, che equivale a 3.746 euro lordi, più quella parlamentare, cioè 10.697 euro lordi, oppure se dipendenti della pubblica amministrazione avere in aspettativa l’indennità da ministro più una busta paga identica a quella che si riceveva prima, assicurandosi anche sostanziosi contributi previdenziali. E il vero nodo della questione risiede proprio nel comma 6 dell’articolo23 della legge del 1980, secondo cui i ministri continueranno a percepire i contributi ai fini pensionistici per tutto il mandato, ma il limite di questi contributi non è fissato nell’indennità parlamentare, così rispetterà quello dell’ultima busta paga. Lo stesso ministro Fornero era anche stata ospite un paio di giorni fa della trasmissione Porta a Porta dove, illustrando i punti centrali della sua azione di governo, aveva specificato che la riforma delle pensioni, che determinerà per gli italiani non pochi sacrifici, andava letta nel complesso di una riforma più ampia, che è quella del mercato del lavoro. Il ministro aveva poi detto che la sua preoccupazione, forse l’unica e la più importante, era proprio quella di creare nuovi posti.
Solo pochi giorni prima la Fornero aveva ribadito che, personalmente, auspicherebbe l’aumento dei salari. Troppo bassi per troppi lavoratori. Il ministro ha fatto presente che il divario tra tipologie di lavoratori si è decisamente acuito negli ultimi 15-20 anni. Ha inoltre precisato che si tratta della sua personale posizione, lasciando intendere che non implica che il governo la assuma necessariamente come misura per la propria agenda. Poi, si è detta convinta che sia necessario riformare il mercato del lavoro, specialmente per le future generazioni.