«Con Federmeccanica abbiamo aperto il tavolo di trattativa sul settore auto all’inizio di quest’anno, e in contemporanea abbiamo gestito la vicenda Fiat che poi è approdata in un accordo di gruppo nazionale dove abbiamo appunto definito un’organizzazione produttiva diversa che prevede maggiore flessibilità e un maggiore uso della formazione». Giovanni Farina è il segretario generale della Fim-Cisl, e in questa intervista per IlSussidiario.net commenta il protocollo per il comparto auto siglato nei giorni scorsi da Fim, Uilm, Fismic e Uglm che adotta il modello Pomigliano con lo straordinario fino a 120 ore non negoziato e con il lavoro su 18 turni. «Avendolo definito in un perimetro di contratto nazionale di gruppo Fiat, – continua Farina – questo ha determinato immediatamente che tutte le aziende dell’indotto Fiat che applicano il contratto dei metalmeccanici e che sono anche quelle che lavorano in maniera più diretta con l’organizzazione della Fiat, abbiano posto la questione di un sistema adeguato di flessibilità uguale al modello che era stato deciso in Fiat».



Quali sono quindi i vantaggi di questa intesa?

Intanto salvaguardia tutti quegli accordi fatti precedentemente nelle aziende, mentre quelle che lavorano con Fiat possono adottare un modello di organizzazione degli orari che prevede delle maggiori disponibilità sullo straordinario e sull’organizzazione della turistica, ma mette anche in campo un raddoppio delle maggiorazioni salariali per lo straordinario, oltre a una quota salariale aggiuntiva per ognuna delle notti fatte nel diciottesimo turno. Laddove c’è quindi un’esigenza di organizzare gli orari sui diciotto turni, c’è questo modello che il contratto mette a disposizione che offre indubbi vantaggi anche per i lavoratori.



Come commenta le polemiche portate avanti da Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, secondo cui questo accordo è “inaccettabile” perché “cancella il contratto nazionale”?

E’ stata proprio la Fiom a cancellare per prima il contratto nazionale e a non averlo rinnovato, quindi quello che Landini difende è il contratto firmato da Fim e Uilm che è stato fatto e di cui i lavoratori possono ora disporre.

Ormai la vera notizia non è quando la Fiom non firma gli accordi, ma quando accadrà, mentre noi nelle ultime settimane ne abbiamo fatti tre molto importanti che invece la Fiom non ha firmato. Credo quindi che non tocchi a noi giustificarci degli accordi che facciamo, ma alla Fiom del perché non fa accordi importanti, che servono ai lavoratori, alle imprese e ad affrontare i problemi in un momento non facile.



Si può dire però che con questa intesa si sia seguita la linea Marchionne?

Marchionne ha messo sotto i riflettori alcuni temi e problemi che erano già presenti nelle relazioni sindacali dell’industria metalmeccanica, come l’assenteismo e la richiesta di una maggiore flessibilità, che sono temi che noi da sempre abbiamo discusso. La verità è che Marchionne ha spiegato a tutti che i tempi sono cambiati e che alcune questioni che continuavamo a discutere nei tavoli di trattativa con Federmeccanica andavano risolti, e l’ha fatto in maniera un po’ brutale che non è piaciuta. Però senza dubbio c’è nell’industria metalmeccanica un problema nel definire un sistema di relazioni sindacali stabile ed efficace sia per le imprese e i lavoratori, e quindi il “modello Marchionne” vuole semplicemente esprimere un’esigenza di sistema contrattuale più regolato ed affidabile, che possa migliorare le condizioni di lavoro e di retribuzione.

 

(Claudio Perlini)