Ieri mattina i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti e hanno proclamato per lunedì 12 dicembre uno sciopero di tre ore, con manifestazioni a livello territoriale di fronte alle Prefetture e l’istituzione di presidi permanenti davanti alla Camera dei Deputati e al Senato, fino alla conclusione dell’iter parlamentare previsto per la manovra varata dal Governo di Mario Monti. L’obiettivo di questa mobilitazione, come ci spiega il Segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini, «è sostenere la richiesta di un incontro con il governo per chiedere dei cambiamenti al decreto che noi riteniamo necessari».



Cos’è che non vi convince nella manovra?

Ci sono due aspetti in particolare. Il primo è la mancanza di equità, perché è elevato il peso dei provvedimenti sui redditi medio-bassi e non c’è tutto quello che si era promesso circa i redditi alti. Il secondo è l’improvviso aumento dell’età pensionabile che sta creando tantissimi problemi, soprattutto per la quantità di incremento in un momento economico assolutamente negativo, come dimostrano anche i dati sulla cassa integrazione di ieri che parlano di una crescita del numero di aziende coinvolte. Sempre in tema previdenziale, c’è anche il problema della mancata indicizzazione delle pensioni all’inflazione.



C’è qualche aspetto nella manovra che ritenete positivo, magari nella parte relativa allo sviluppo?

Non intendiamo demolire la manovra, perché siamo consapevoli che è necessaria, né demonizzarla. Nella parte sullo sviluppo ci sono aspetti interessanti, come gli investimenti nelle infrastrutture e la riduzione dell’Irap sul lavoro, che possono avere effetti positivi sull’occupazione. La parte sulla crescita certo è ancora molto debole e blanda: bisognerà fare dell’altro appena questa emergenza sarà superata. C’è però un problema serio sul piano economico dell’effetto di questa manovra.



Quale?

Un italiano che guadagna 20-30mila euro subisce cinque negatività: accise sui carburanti, aumento dell’Iva, Ici-Imu (dato che molti hanno la casa di proprietà), l’addizionale Irpef regionale e (se è pensionato) il blocco dell’indicizzazione. Tutto questo senza che ci sia un elemento positivo in cambio. L’effetto è che la domanda interna, costituita principalmente di questi redditi, sarà depressa. Leggermente diverso è il discorso per i redditi alti.

Perché?

Perché non finiscono totalmente a sostenere i consumi, ma anche in rendite. Oltre che sulle conseguenze per la vita concreta delle persone, siamo quindi preoccupati per gli effetti sull’economia. Questa manovra genererà purtroppo un’onda lunga, un cono d’ombra sulla domanda interna, rendendo più preoccupante il rischio di recessione – che è molto concreto e in parte già in atto. Sostenere i redditi più bassi resta il tema scoperto di questa manovra e bisognerà metterlo al centro dell’iniziativa fin dai prossimi mesi.

 

Quali sono le vostre proposte concrete per migliorare la manovra?

 

Le faccio un esempio che riguarda l’indicizzazione delle pensioni. Queste sono suddivise in scaglioni, ognuno dei quali è multiplo della cosiddetta minima (circa 470 euro). A ogni scaglione corrispondono circa 1-1,5 milioni di persone con un costo di adeguamento all’inflazione di circa 1 miliardo di euro. La manovra prevede l’indicizzazione solo per i primi due scaglioni. Noi pensiamo che ci sia spazio per aumentarli recuperando le risorse necessarie attraverso un aumento dell’aliquota sui capitali rientrati con lo scudo fiscale o l’introduzione della patrimoniale leggera, di cui si era tanto parlato. Mi rendo conto che non è facile, ma bisogna fare qualche sforzo in più su quella fascia di italiani che è stata poco colpita dalla manovra.

 

Queste sono le vostre richieste. Che risposte vi aspettate?

 

Ci auguriamo che il governo ci ascolti e ci convochi il più rapidamente possibile, perché l’iter parlamentare della manovra, come sappiamo, sarà rapido. Per ora si dice che ci sia qualche apertura a rivedere alcuni provvedimenti, purché si rimanga a saldi invariati. Su questo non abbiamo problemi. Diciamo solo che in nome dell’equità i pesi di questa manovra vanno distribuiti diversamente.

 

(Lorenzo Torrisi)

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