La riforma Biagi si pose l’obiettivo ambizioso di creare una rete di operatori dei servizi al lavoro, pubblici e privati, la più ampia possibile. Si proponeva, infatti, di offrire maggiori opportunità d’ingresso nel mercato del lavoro attraverso canali formali e trasparenti. Combattere le degenerazioni delle reti informali, familistiche e clientelari che, tuttora, caratterizzano il nostro sistema d’incontro tra domanda e offerta di lavoro. E, allo stesso tempo, aggredire la piaga del “lavoro nero”.
La crisi e la necessità di un ripensamento nella progettazione e gestione delle politiche attive, nonché l’esperienza maturata nella gestione degli ammortizzatori sociali in deroga, stanno ulteriormente cambiando il quadro d’insieme. Si assiste, infatti, al tentativo di coinvolgere sempre più le Agenzie per il lavoro private nella gestione di una più articolata gamma di servizi a favore del sistema delle imprese, dei lavoratori e, in un’ottica sussidiaria, delle istituzioni. Il difficile momento economico è diventato, così, l’occasione per le agenzie per una riflessione e un ripensamento sulla loro collocazione strategica nel mercato del lavoro, sulla loro mission, e sulle stesse tipologie di servizi da offrire al mercato.
Infatti, alla fine del tunnel, avremo davanti a noi un quadro degli operatori molto diverso da quello di solo pochi anni fa. Si sta, infatti, assistendo a una selezione degli operatori che salverà solamente quelli più qualificati e innovativi, quelli più specializzati o quelli più radicati sul territorio. Allo stesso tempo, si delinea per il futuro un mercato dei servizi al lavoro sempre più plurale, dove soggetti pubblici, privati, e le parti sociali saranno sempre più chiamate a cooperare. La dimensione delle prassi collaborative è destinata a diventare la dimensione più dinamica e innovativa per lo sviluppo degli operatori del settore.
Questo, infatti, può essere il terreno per gestire e progettare in maniera condivisa, e con proficui risultati, una vasta gamma di servizi “pubblici” qualificati. È questo il luogo privilegiato per la trasferibilità delle buone pratiche e quello dove possono svilupparsi, pienamente, la capacità di elaborare, e implementare, policy moderne e innovative che siano in grado di realizzare un miglioramento della qualità, e dell’efficacia, dei servizi, e delle misure, a disposizione dei cittadini.
Sebbene per dare un giudizio più completo e organico si dovrà aspettare che arrivino tempi migliori, tuttavia è già oggi possibile stilare un primo bilancio delle esperienze di virtuosa collaborazione che si sono realizzare in questi ultimi due, difficilissimi, anni. A tutti i livelli istituzionali vi è certamente maggiore consapevolezza del contributo che i soggetti privati possono dare per poter garantire professionalità e qualità ai servizi offerti in materia di politiche del lavoro.
In alcuni casi, come in regione Marche, si è deciso di scommettere sulla definizione di percorsi sperimentali di welfare to work che prevedano un coinvolgimento attivo nelle Agenzie del lavoro, ritenute ora partneraffidabili e credibili per il reinserimento dei lavoratori svantaggiati duramente colpiti dalla crisi. Questi progetti integrati, gestiti dalle Province con la collaborazione delle agenzie, prevedono accanto all’erogazione delle misure di sostegno al reddito, una sorta di “bonus” per quelle aziende che assumano i lavoratori coinvolti nel programma.
Iniziative come queste sono, indubbiamente, il sintomo di una profonda trasformazione culturale in corso. Vi è stata, certamente, da un lato la volontà delle agenzie di rivendicare, con orgoglio, il proprio ruolo sociale, tentandosi di affrancare dal vecchio stereotipo che li disegna come semplici “collocatori”. Dall’altro, le istituzioni, in particolare Regioni e Province, hanno preso consapevolezza che l’apporto dei privati non svilisce o riduce, in nessun modo, la loro capacità di governo del sistema e, tantomeno, quella di dare risposte efficaci ai cittadini, ma, bensì, le esalta. Molto cammino è, tuttavia, ancora da fare, ma sembra che la strada giusta sia stata imboccata: lavorare insieme per sostenere buona occupazione, oggi, non è, finalmente, più un tabù.