E’ feroce l’accanimento della scure dei tagli, e laddove si abbatte non resta che prenderne atto e giocare d’anticipo. Prossima mira della mannaia, le cooperative; prima che il danno sia ineluttabile, in molti stanno cercando di persuadere l’esecutivo dell’errore. Da ultimo, è intervenuto il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha criticato il governo per aver loro riservato un pessimo trattamento. «Il che rappresenta un danno oggettivo ed evidente per l’economia, la salvaguardia di certi diritti e la stabilità sociale», afferma Giorgio Fiorentini, docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche, intervistato da ilSussidiario.net. Per il cardinale, addirittura, la funzione delle cooperative è connaturata alla democrazia stessa. I diritti che preservano e promuovono, infatti, sono costitutivi del vivere civile. Come il lavoro. Va da sé che, se un diritto è tale – è la sottolineatura di Bertone – lo è a prescindere dalle regole dei mercati, alle logiche dei quali non può essere soggiogato.



«Che le cooperative, in virtù della loro formula imprenditoriale e del loro Dna specifico, tutelino i diritti di tutti rappresenta un dato di fatto acquisito e condiviso da tutti», dice Fiorentini. Che, fin da subito, rileva il nocciolo del problema: «Non è possibile determinare la consistenza effettiva del vantaggio economico che rappresentano per il Paese o l’entità del risparmio per lo Stato derivante dalla loro attività. Né il valore aggiunto che conferiscono al territorio. Semplicemente, perché studi del genere non sono mai stati fatti». Come facciamo a dire, allora, che tagliare gli sgravi delle cooperative nuoce ai cittadini e allo Stato? «Si tratta di dati intuibili. E’ evidente che svolgono una serie di attività con risvolti di cui ne beneficiano tutti». Se si vuole dimostrare le proprie ragioni, però, l’evidenza non basta. «Il mondo della cooperazione e il mondo del non profit – riconosce il professore – hanno compiuto un errore nel non prevedere che, un giorno, si sarebbe venuta a creare una situazione del genere. Solo avendo in mano dei dati e dei conteggi concreti e precisi, si può discutere ed impugnare i motivi per cui le cooperative non vanno tartassate».



Un calcolo del genere, relativo ad un settore specifico, Fiorentini lo ha fatto. «Il controvalore economico delle attività socio-assistenziali svolte dalla popolazione matura ed anziana – sopra i 55 e fino ai 75 anni – ammonta a 10 miliardi di euro. Sono soldi che, in alternativa, avrebbe dovuto tirare fuori lo stato». E’ chiaro, quindi che «in un range di flessibilità, tutte le cooperative hanno un valore sociale. Ovviamente, quello delle cooperative sociali è più elevato, perché hanno un effetto sostitutivo rispetto a quanto dovrebbe fare lo Stato, con dei costi inferiori».  E, oltre ha far risparmiare, contribuscono a garantire la pace e l’equilibrio sociale: «I dati Excelsior, e non solo, rivelano come sia praticamente l’unico settore in cui si è verificato un incremento occupazionale. Va da sé che l’aggravio fiscale potrebbe nuocere a questo percorso virtuoso». Non ci guadagna, in sostanza, nessuno. Per questo l’impressione del professore è che «probabilmente si confida che il livello di solidarietà e mutualismo presente all’interno delle cooperative farà in modo che non si lascino condizionare dall’erosione fiscale e che faranno di tutto per salvaguardare la sfera occupazionale».



 

(Paolo Nessi)