Nuovi dati dal’Istat, ancora una volta tutt’altro che rassicuranti. Secondo l’Istituto di Statistica nazionale, a luglio, l’occupazione nelle grandi imprese, al netto dei dati stagionali, è diminuita rispetto al mese precedente. Il calo dello 0,1 per cento al loro dei dipendenti che si trovano un cassa integrazione e guadagni; al netto di questi, invece, il calo è dello 0,5 per cento. Rispetto a luglio dello scorso anno, invece, il decremento è ancor più significativo. Si registra, infatti, un meno 0,7 per cento sia al lordo che al netto della Cig. Nel dettaglio, si registra, inoltre, al netto della stagionalità e della Cig, una diminuzione tendenziale del numero di ore lavorate da ciascuno dell’1,5 per cento. L’incidenza delle ore di Cig, invece, corrisponde a 30,9 ore su mille lavorate. Vi è, in questo caso, da segnare un aumento di 0,3 ore su mille lavorate rispetto a luglio 2010. Se sommati a quelli di ieri, i dati non lasciano presagire ad alcunché di buono, come ha scritto su queste pagine Luca Solari, ravvisando il pericolo concreto e non troppo distante di probabili disordini sociali se, al più presto, non sarà invertita al tendenza. Rispetto a luglio, infatti, le retribuzioni sono rimaste invariate. E’ si è tratto del secondo mese di fila. Il fenomeno si è verificato anche nel mese di luglio rispetto a quello di giugno, quando, anche allora, la variazione registrata è stata pari a zero.
Fattori che si riflettono sul clima di fiducia delle industrie. Che, sempre come riferisce l’Istat, nel mese di settembre hanno registrato, nel settore manifatturiero un calo significativo. L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore manifatturiero registrato è, infatti, passato dal 98,6 di agosto al 94,5 di settembre. Il calo si è prodotto nelle tre principali categorie industriali: si passa da 96,9 a 90,2 nei beni strumentali; da 99,3 a 95,5 nei beni di consumo; da 99,3 a 97,1 nei beni intermedi. Sale, invece, l’indice del clima di fiducia, di agosto rispetto a luglio, delle imprese di costruzione che passa da 75,9 a 77. Scende, in particolare, da 66,5 a 66,1 nella costruzione di edifici, ma sale da 87,5 a 91,4 nei lavori di costruzione specializzati e da 77,2 a 91 nell’ingegneria civile.
Sebbene il giudizio sul fatturato delle esportazioni sia rimasto invariato, aumenta il numero di chi ritiene che vi siano ostacoli sensibili all’export e di chi pensa che i prezzi rispetto al mercato interno siano invariati.