Mentre nel nostro Paese si discute ancora di politiche efficaci di conciliazione lavoro-famiglia, in Italia è stata ospite del Meeting di Rimini Clara Gaymard, figlia di Jerome Lejeune, uno dei più grandi biologi del Novecento che ha diagnosticato la sindrome di down, ma ha anche strenuamente difeso il valore della vita fin dal suo concepimento. Clara Gaymard oggi è Presidente e Ceo di General Electric France, considerata tra le 50 donne più potenti del mondo, nonché madre di nove figli. «Ho alcune semplici regole nella mia vita, e una di queste – ci spiega – è che ci sono cose importanti, e altre urgenti. E molte cose urgenti non sono importanti. Quelle importanti, poi, spesso non possono essere risolte rapidamente. Perciò, non vanno fissate come urgenti: non riuscire a farle genererebbe rabbia. La pace è riconoscere cosa si può fare giorno per giorno, e cercare di farlo».



Ma come riesce a essere contemporaneamente un’affermata top manager e una madre capace di prendersi cura di nove figli?

«Io sto semplicemente facendo il mio compito. A chi mi dice che con una famiglia numerosa come la mia dovrei starmene a casa a fare la mamma, rispondo: no, se così facessi sarei una persona pigra. Ho studiato, ho avuto successo, e non può essere per niente. Certo, c’è pure l’orgoglio personale, ma il punto è che ci sono cose che sono capace di fare, e allora farle significa servire la mia famiglia, la mia patria, la mia azienda, la mia gente.



C’è un segreto per riuscire a “gestire” tutto al meglio?

Non sono diversa quando sono una madre, quando sono una moglie, quando condivido le cose con le mie amiche, quando sto in ufficio. Certo, non faccio le stesse cose, ma sono la stessa persona. Provo a non cambiare chi sono. Penso che la cosa più importante sia rimanere umile, perché quando una persona è umile è anche capace di chiedere aiuto. E dato che so che non riuscirei a fare tutto, chiedo aiuto ai miei figli, a mio marito, alle persone che lavorano con me. E sa una cosa? Loro sono contenti di aiutarmi! Credo inoltre che sia importante avere senso dell’umorismo, perché una persona commette sempre degli errori. E si impara molto più dagli errori che dai successi e se si riesce a ridere e imparare la vita diventa più facile.



Cosa pensa della crisi economica, che ancora non sembra essere definitivamente passata?

Questo è effettivamente un periodo difficile, perché c’è stato un cambiamento. Eravamo in un periodo in cui credevamo di poter crescere infinitamente. Ma questo non è possibile. La crisi ci ha quindi ricordato che dobbiamo tornare alla realtà. L’economia è al servizio dell’uomo e non il contrario. Dobbiamo mettere non soltanto l’etica, ma anche la persona umana al centro dell’economia. La crisi del 2008 è stata causata da persone che pensavano di essere più abili delle altre, non dalla mancanza di conoscenza. Le persone coinvolte erano fra le più pagate, più competenti e capaci, eppure hanno fallito. E questo è avvenuto perché erano in una “bolla” che non c’entrava nulla con la realtà.

 

Che ruolo può avere una persona come lei, che ricopre un ruolo importante, per cercare di uscire da questa situazione critica?

 

Oggi chi ha una leadership ha enormi responsabilità. Per questo vediamo moltiplicarsi le lamentele e le proteste sui comportamenti della classe dirigente: non è perché la gente è gelosa, ma perché servono modelli per un futuro incerto. Così non solo sono responsabile dell’andamento della mia azienda, e del suo profitto, ma innanzitutto delle persone. Questa è l’unica cosa importante, perché se faccio una cosa nella maniera migliore, anche il mio team la farà in quel modo, e la mia azienda renderà di più.

 

Un’ultima domanda più personale: cos’ha rappresentato per lei una figura così importante come quella di suo padre?

 

Da quando è morto, ho scoperto cose di lui e della sua vita che non conoscevo. Moltissime persone vengono a dirmi: “Sai, tuo padre ha fatto questo per me”. Ora non appartiene più a me: è mio quanto lo è delle persone che aiuta o a cui serve da esempio. Appartiene a tutti, e questo è il senso di iniziare un processo di beatificazione. Può essere una testimonianza del fatto che si può essere grandi scienziati e mantenere la propria fede, in un momento in cui questo sembra impossibile. Nel tempo la scienza ha dimostrato che quello che lui ha scoperto con la sua ricerca e la sua fede era vero, e questo perché mio padre grazie alla fede era umile davanti alla realtà.