Nodo pensioni: il ministro del welfare Elsa Fornero ha risposto durante un Question Time alla Camera dei deputati sul tema della revisione della disciplina pensionistica. assicurando la salvaguardia dei lavoratori in mobilità. Una situazione, quella di questa categoria di lavoratori, che potrebbe lasciare molti di essi senza stipendio e anche senza pensione. Questo a causa della mobilità e di accordi aziendali precedenti alla manovra pensionistica. Il ministro ha però voluto assicurare che tale categoria non deve temere in quanto il governo ha cercato di individuare una strada accettabile. Di fatto, ha spiegato, per questi lavoratori la norma sull’elevamento dell’età pensionabile per loro non vale: sono anche previsti accantonamenti giudicati sufficienti. È comunque – ha aggiunto Fornero – una situazione che in futuro può porre un problema, per questo il governo la segue con costante attenzione. Spiegando ancora una volta i contenuti della riforma pensionistica, ha poi detto che essa mira anche “a sottrarre l’uso improprio del sistema previdenziale come ammortizzatore sociale, impegnando anche il Governo a cercare nuove soluzioni per i lavoratori anziani che finora venivano semplicemente scaricati sul sistema pensionistico”. Una riforma, ha comunque ribadito, quella previdenziale, molto severa, ma non per questo non si intende salvaguardare i lavoratori “per i quali l’incremento dell’età pensionabile avrebbe creato problemi”.
Oltre al tema dei lavoratori in mobilità esistono però altre categorie di lavoratori alle prese con il nodo della riforma pensionistica. Ad esempio quelli usciti dall’azienda talvolta con un incentivo proprio da parte dell’azienda mentre mancava loro molto poco al pensionamento previsto con i vecchi requisiti. Succede adesso che il rinvio al momento della pensione possa essere anche di cinque anni di tempo, un periodo senza alcun reddito che può comportare serie difficoltà. La riforma previdenziale infatti non ha previsto nulla per questa categoria di lavoratori. E ancora: il caso delle penalità previste per coloro che vanno in pensione prima dei 62 anni di età. Penalizzazioni sulla quota di assegno calcolata con il contributivo per questo tipo di lavoratori.
Infine l’innalzamento a 70 anni di età permette il licenziamento per avvenuti requisiti previdenziali: ciò è però possibile solo per le aziende con più di quindici dipendenti, con richiamo all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.