Il segretario nazionale e responsabile del settore auto della Fiom, Giorgio Airaudo, ha fatto recentemente sapere che le firme raccolte nell’ultimo mese presso gli stabilimenti Fiat italiani per richiedere il referendum abrogativo del contratto collettivo specifico di primo livello dei lavoratori del gruppo Fiat hanno superato quota 19 mila. Lo stesso Airaudo ha poi spiegato che per chiedere la consultazione era necessario arrivare a 17.240 firme, che rappresentano il 20% degli addetti coinvolti nell’accordo, e adesso anche il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, giudica questo traguardo “un notevole successo, soprattutto se pensiamo alle condizioni e ai pochi giorni in cui queste firme sono state raccolte”. “La risposta dei lavoratori – ha aggiunto Landini – è stata importante, e va ben oltre i nostri iscritti che negli stabilimenti Fiat sono circa 11.300. Questo dimostra che c’è una domanda forte di democrazia e di rispetto delle regole. I nostri lavoratori devono essere liberi di decidere, per questo chiederemo a Fim, Uilm e anche alla Fiat di accettare il referendum e così di rispondere ad una richiesta che viene dai lavoratori”. Giorgio Airaudo ha invece spiegato che “se ci sarà il referendum abrogativo e dovessimo perderlo ci assumeremmo le nostre responsabilità, a cominciare dalla messa in discussione di questo gruppo dirigente dell’organizzazione che è convinto di battersi nella ragione. In ogni caso, in occasione dei referendum di Pomigliano e Mirafiori la Fiat non ha mai detto che se li avesse persi avrebbe riaperto la trattativa. Noi siamo stati costretti a ricorrere a un referendum abrogativo perché sono state usate le Rsu per approvare l’accordo siglato il 29 dicembre 2010 e di cui quello del 13 dicembre 2011 è un perfezionamento”.



Bruno Vitali, Segretario nazionale della Fim-Cisl, non la pensa allo stesso modo, e in questa intervista per Ilsussidiario.net spiega che questa raccolta firme da parte della Fiom «sembra come al solito più una mossa mediatica che guarda poco alla sostanza e la Fiom, invece che raccogliere firme, dovrebbe invece pensare a fare degli accordi. Tra l’altro secondo l’accordo le firme da raccogliere dovrebbero essere il 30%, e non il 20% che è stato annunciato, quindi in teoria la Fiom non ha neanche raccolto il numero sufficiente di firme previsto dall’accordo dell’anno scorso. Comunque il problema, oltre al mancato raggiungimento del quorum, riguarda proprio la politica contrattuale, perché come sempre alla Fiom non interessa fare contratti, ma solo pubblicità e mediaticità». Vitali è quindi sicuro che il referendum abrogativo «non si farà, innanzitutto perché come detto in precedenza le firme ancora non bastano, e poi perché l’accordo è stato già approvato dalla stragrande maggioranza delle vecchie Rsu, circa l’80%». Bruno Vitali commenta anche le dichiarazioni di Maurizio Landini, secondo cui “il governo deve ora intervenire sulle libertà sindacali visto che l’esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat è incostituzionale”.



«Non capisco come possa essere incostituzionale, – spiega Vitali – visto che la Fiom ha anche appoggiato il referendum del 1995, e adesso l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori esclude i non firmatari di contratti collettivi. Loro conoscevano perfettamente questa clausola, è una legge dello Stato, per di più referendata, quindi faccio veramente fatica a vedere l’incostituzionalità di cui parla Landini». Vitali commenta anche l’acceso dibattito degli ultimi giorni riguardo la futura sede di Fiat-Chrysler: «Se da un punto di vista delle convenienze si deciderà di esportare la sede legale da un’altra parte, voglio ricordare che abbiamo già aziende la cui sede legale è all’estero, ma naturalmente speriamo che la Fiat possa restare in Italia». Infine, una battuta anche sulla possibile alleanza di Fiat con Peugeot: «Per noi italiani sarebbe certamente più problematico e complicato, perché ci possono essere sovrapposizioni: la Peugeot e la Fiat fanno modelli analoghi e, mentre con Chrysler la situazione è diversa, essendo le due aziende complementari, con la Peugeot nascerebbero problemi da non sottovalutare».



 

(Claudio Perlini)    

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